venerdì 25 marzo 2016

Il moribondo


di Francesco Salistrari

Oggi, il mercato, dopo il crollo del socialismo reale, domina incontrastato praticamente su tutto il pianeta e nel corso dell’ultimo trentennio, abbiamo assistito ad una trasformazione radicale del potere mondiale e degli stessi connotati sociali dell’esercizio di tale potere.



Come ci ha insegnato Karl Polany, il grande sociologo e filosofo del ‘900, il mercato autoregolato gettò il mondo nella tragedia delle due guerre mondiali.


Oggi, il mercato, dopo il crollo del socialismo reale, domina incontrastato praticamente su tutto il pianeta e nel corso dell’ultimo trentennio, abbiamo assistito ad una trasformazione radicale del potere mondiale e degli stessi connotati sociali dell’esercizio di tale potere.

Se c’è una cosa che balza agli occhi distintamente, da un’osservazione attenta della nostra storia recente e attuale, è che è sempre più chiaro come le forme del potere assunto nel corso di tutto il ‘900, a seguito dei grandi rivolgimenti causati dalle due guerre mondiali, lungi dal rappresentare un lento ma progressivo avanzamento sociale verso connotazioni sempre più libere e democratiche, al contrario si sono espresse essenzialmente nel suo contrario.

La svolta autoritaria del potere politico occidentale è legata indissolubilmente all’allargamento sistematico dei confini, dell’autonomizzazione e dell’incidenza del sistema dei mercati a livello globale. La libera circolazione dei capitali, sancita progressivamente da tutta una serie di trattati internazionali, colpi di stato, rivoluzioni, finte rivoluzioni, guerre, massacri e genocidi, nonché il sorgere di grandi organismi sovranazionali controllati dalle banche e dalle grandi corporations ultracapitaliste (FMI, WTO ecc), hanno determinato una sempre minore rispondenza delle istanze democratiche sociali del mondo a quelle degli interessi e delle centrali del potere mondiali.

In altre parole si è determinato un cortocircuito tra la base sociale di massa del sistema e le elites del potere che, attraverso i nuovi strumenti della finanza mondiale (allocazione libera da vincoli statali delle risorse, scambio illimitato e velocissimo di capitali attraverso gli strumenti elettronici e la rete, ecc.) hanno potuto stabilire un diverso livello di governance politica al di fuori di qualsiasi controllo democratico.

Se a questo aggiungiamo il fatto che con un utilizzo scientifico degli strumenti di comunicazione di massa, dell’insegnamento, della cultura e dell’arte, è stata creata una visione del mondo univoca, inemendabile, che si autoriproduce nella mercificazione dell’immaginario collettivo; una filosofia che vede nell’individualismo esistenzialista e nella condanna sistematica dell’idealismo antiadattivo, il corollario ideologico di una nuova religione laica, mondiale, che tende ad assolutizzare e spostare nella sfera dell’intrascendenza il sistema dei mercati internazionali; ecco che abbiamo un quadro molto chiaro di come oggi si esprime il potere e il controllo sociale a livello mondiale.

Tutto questo ha condotto ad un’evoluzione delle forme del potere politico ed economico che ha trasceso la “democrazia rappresentativa” come modello di imposizione dei rapporti sociali di forza.

La democrazia rappresentativa a base statuale, cardine e strumento del potere politico del blocco sociale (passato alla storia come “borghesia”) che ha tenuto le fila del gioco per tre secoli, oggi non è più funzionale agli interessi, alle regole e agli attuali rapporti sociali di forza mondiali.

Assistiamo pertanto in tutto l’occidente, ad una costante e determinata erosione complessiva degli impianti “democratici” adottati dal secondo dopoguerra in poi. Assistiamo all’eliminazione sempre più marcata di tutti quegli spazi democratici in cui la società avrebbe potuto (e in parte già esprimeva) la propria volontà.

La distruzione sistematica delle democrazie occidentali, pur con tutti i distinguo e le differenze geografiche e culturali e le cadenze storiche con cui tale distruzione è stata imposta, avviene essenzialmente attraverso due binari: lo svilimento e la modifica delle Carte Costituzionali figlie del dopoguerra antifascista e la cessione di sovranità ad organismi sovranazionali svincolati dal controllo democratico (Unione Europea, Trattati Commerciali, FMI, Banca Mondiale, sistema monetario).

Il primo secolo del nuovo millennio, diventa dunque, il secolo di un nuovo e più sottile totalitarismo. Un totalitarismo politico ed economico che si esprime attraverso la grande manipolazione della coscienza globale, la mercificazione dell’esistente, l’accentramento del potere e la forza delle armi.

Oggi, nel mondo, tutti i governi, tutte le forme di governo, la gestione del potere, l’imposizione sociale delle regole dell’ordo economicus, sono essenzialmente antidemocratiche ed autoritarie.

La libertà, spacciata dagli incantatori di serpenti della politica, dello spettacolo e dei mass media, è una libertà fittizia, in cui all’atomizzazione sociale è affiancata la totale sconfitta di quegli strumenti difensivi di cui la società si era dotata all’inizio del secolo scorso per contrastare lo strapotere del mercato autoregolato che minacciava la società nel suo complesso. Strumenti (come partiti, sindacati, leghe, unioni, esperienze collettive ecc.) che ove non siano completamente spariti dall’orizzonte aggregativo sociale, hanno totalmente mutato la propria natura e sono diventati parti integranti del meccanismo coercitivo sistemico.

Dunque se alla perdita dei propri baluardi difensivi (ideologici e organizzativi), aggiungiamo la distruzione di qualsiasi reale spazio democratico entro cui esercitare realmente la propria libertà e i propri diritti, se a questo aggiungiamo ancora lo svuotamento complessivo delle istituzioni democratiche e il loro relegamento a semplici orpelli istituzionali (“riunioni di condominio allargate”), lo stato di salute del tanto osannato “sistema democratico occidentale”, lo stesso per inciso che pretende di “esportare democrazia” a suon di bombe, non sembra poi così ottimale.

Anzi, giace esangue, in un grande, lercio, letto d’ospedale.

Privato.

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