martedì 26 febbraio 2013

Entro l'anno crolla tutto.


di Valerio Lo Monaco
L’ultimo Geab (Global Europe Anticipation Bulletin) in ordine di tempo, tra quelli pubblicati periodicamente dal gruppo Leap2020 che abbiamo indicato più volte – e che in genere fa previsioni decisamente ponderate che poi si rivelano giuste – torna a battere su un tema al quale crede ciecamente, non senza ragione, praticamente da sempre: il crollo del Dollaro.
La previsione in questo caso è relativa alla seconda metà del 2013, dunque a una data praticamente dietro l’angolo, e segue la visione generale che accompagna (non solo) i report di questa organizzazione e che vede in una inevitabile “Crisi Sistemica Globale” lo scenario di passaggio tra un prima e il dopo. “Dopo” che, naturalmente, deve essere organizzato su basi completamente nuove.
La parte pubblica del bollettino, che il Geab rilascia gratuitamente e che equivale a circa un decimo di tutto il lavoro presente in ogni studio pubblicato, viene tradotta anche in italiano praticamente un istante dopo il suo rilascio e resa disponibile da molti siti ( qui, ad esempio, la traduzione riportata da Megachip di Giulietto Chiesa). Ed è a questo sito che vi rimandiamo per la lettura della parte free del report.
Le parti più importanti e approfondite del lavoro del Leap2020 sono però ovviamente quelle pubblicate in abbonamento annuale (peraltro costoso: 220 euro l’anno) che qui possiamo sostenere grazie, superfluo forse ribadirlo, ai nostri rispettivi abbonati. Val bene chiarire, anche per interpretare meglio le parti pubbliche del report, che esso, da sempre, si rivolge non tanto, o non solo, a lettori interessati all’argomento, quanto a direttori d’azienda e leader politici. Il piano di analisi – che spesso si spinge persino in veri e propri consigli – è situato dunque al livello dei“decisori” e degli addetti ai lavori, e non tanto alla mera informazione di base. Ciò non toglie, ovviamente, che anche il lettore “educato” a certi temi (e in grado di leggere lingue differenti dall’italiano in cui non è tradotto) non trovi utile questo denso prodotto editoriale.
Per quanto attiene a questo numero in particolare, il 72, uno dei punti cardine di tutto il ragionamento risiede nei cambiamenti fondamentali che stanno avvenendo attorno al petrolio, e al petrodollaro. La notizia più importante è questa: già nel 2005 il consumo di petrolio da parte dei Paesi emergenti ha superato quello dei Paesi occidentali. E oggi questo processo è ancora più avanti, con il contemporaneo clima di sfiducia nei confronti del Dollaro, che è la moneta principale per il commercio dell’oro nero. La cosa ha, e avrà, delle notevoli conseguenze.
Secondo il Leap2020 i problemi legati al petrolio avranno una incidenza moto forte nel “mondo dopo-crisi” che questa organizzazione vede già praticamente dietro l’angolo.
Altro tema, sul quale è il caso di tenere accesa la luce: il Leap2020, da organizzazione profondamente europeista, vede buona parte delle misure prese a livello europeo in seguito alla crisi che stiamo vivendo come una “modernizzazione” adatta a governare le sfide del XXI secolo. Noi siamo di opinione differente, ed è inutile in questa sede spiegarne i motivi visto che ne parliamo praticamente ogni giorno. Ma queste modernizzazioni specificate dal Leap2020 non saranno sufficienti ad affrontare il momento in cui tutto il mondo dovrà prendere coscienza della“tempesta che sta per colpire le valute”. Prima tra tutte, come evento scatenante di non ritorno, appunto, il crollo del Dollaro. Questa situazione, che ripetiamo, il Geab prevede per la seconda metà del 2013, sarà l’elemento chiave attraverso il quale il mondo si dovrà riorganizzare su “basi nuove”, prima tra tutte quella del “nuovo sistema monetario internazionale”.
Sorvoliamo sul fatto che il team di Leap2020, a quanto pare e se non sbagliamo interpretazione, legga tale momento come un evento alla fine dei conti auspicabile – mentre qui, ovviamente, ci battiamo dal punto di vista della sovranità monetaria, dunque per lo svincolo totale da un “sistema internazionale” di controllo. Ma il punto geopolitico ed economico nel quale in ogni caso si arriverà a un passaggio epocale viene pronosticato con dovizia di particolari.
La data chiave più plausibile, secondo il report, è quella del G20 di settembre prossimo che, “si svolgerà nella tempesta, perché ci saranno già state le grandi paure sul Dollaro” che il documento prevede per il periodo marzo-giugno 2013. Se così sarà, dunque, lo scopriremo a breve e ovviamente non tarderemo dal mettere in collegamento gli eventi di cronaca che si potrebbero verificare praticamente da subito, visto che siamo a fine febbraio, con quanto previsto del Geab.
Senza mezzi termini, il report: “stiamo assistendo agli ultimi giorni dei petrodollari, che sono l’elemento chiave della dominazione statunitense”.
E i segnali di questo momento parrebbero inequivocabili: guerre valutarie in atto; indici nazionali degli Stati Uniti; spostamento in là della resa dei conti sul Fiscal Cliff (prossima data di pericolo, maggio 2013); diminuzione del Pil e ricaduta degli Usa nella recessione alla fine di aprile; disordini sociali in aumento.
Conclude il report che è una situazione, questa, alla quale stanno andando incontro diversi Paesi, e lo scenario previsto è quello di una crisi in pieno “stile islandese”: non salvare più le Banche e lasciare che queste falliscano.
Ce ne è abbastanza, insomma, per una vera e propria seconda ondata della crisi sistemica che analizziamo anche noi da ormai cinque anni.
Il dato che emerge (anche da questo report) è nei fatti esattamente cosa sosteniamo da tempo: tutto quanto messo in pratica dallo scoppio della crisi ai giorni nostri è stato irrilevante ai fini di un superamento della stessa. E gli anni recenti di apparente stabilizzazione della situazione, mediante, beninteso, tutte le misure draconiane imposte all’Europa, per quanto ci riguarda, non sono stati affatto come un periodo di contenimento della situazione per prepararsi e gettare le basi per una rinascita. Ma semplicemente un blocco temporaneo del peggioramento, pagato a carissimo prezzo da buona parte dei cittadini di tutto l’Occidente, e in attesa della seconda, inevitabile – e forse finale? – ondata di crisi che si sta per abbattere su tutti noi.




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