domenica 30 settembre 2012

Tempo di divisioni.


DI MARCO DELLA LUNA
marcodellaluna.info

L’UE dall’integrazione paritaria alla complementarità subalterna: lo “sporco lavoro” della moneta unica e il ruolo dei “tecnici”

Sotto i colpi della globalizzazione e dei competitori manifatturieri emergenti, a massimo sfruttamento di lavoratori ed ambiente, l’insieme dei paesi industrializzati si è diviso in due gruppi che sia allontanano sempre più, sviluppando interessi diversi e contrastanti tra loro; ciò avviene anche entro l’UE ed entro l’Eurozona, per effetto dell’Euro come sistema di cambi fissi generante crescenti squilibri commerciali tra i due gruppi, debitori e creditori: 

Gruppo A: Germania, Olanda, Lussemburgo, Austria, Scandinavia, Svizzera: questi paesi mantengono o ampliano le quote di mercato e realizzano attivi delle bilance commerciali attraverso la competizione in tecnologia e qualità, la ricerca e l’innovazione, i forti investimenti pubblici, spesi bene, in capitale sociale: scuola, welfare, sicurezza, ambiente; i salari sono elevati; gli interessi moderati;  popolazione e imprenditoria sviluppano un’alta progettualità.

Gruppo B: PIIGS, USA, Regno Unito: questi paesi lottano per mantenere quote di mercato attraverso la competizione sui costi di produzione, tagliando salari, welfare, investimenti pubblici e privati, accumulando disavanzi commerciali e indebitamento, quindi esponendosi agli attacchi speculativi sui debiti pubblici, e dovendo difendersi con inasprimenti fiscali che deprimono ulteriormente consumi e investimenti, nonché le aspettative della popolazione e degli imprenditori.

USA e Regno Unito reggono meglio, avendo conservato una forma di sovranità nazionale sulla moneta, così che l’acquisto del loro debito pubblico è sempre assicurato e ciò tiene bassi i tassi e scoraggia la speculazione ribassista. Gli USA hanno, in aggiunta, due atout: la predominanza militare mondiale e il signoraggio globale (comperano risorse stampando Dollari). Nondimeno, in USA e Regno Unito aumentano povertà e diseguaglianze, al contrario che nei paesi del gruppo A.

Quindi è falso che lo Stato sociale europeo sia finito: anzi, esso è vincente rispetto al modello neoliberista angloamericano, ma a condizione che la spesa pubblica sia fatta efficacemente sia in quanto a obiettivi che in quanto a esecuzione, come avviene in Germania; e che la pressione fiscale non superi il 40% (studi empirici). E’ finito dove la spesa pubblica è fatta in modo inefficiente, clientelare e parassitario, e la pressione fiscale è al 60%, come in Italia. 

La divisione tra Gruppo A e Gruppo B è la divisione dell’UE. I paesi A accumulano crediti verso i paesi B; attirano i loro capitali, gli imprenditori, i tecnici di punta; si prendono loro quote di mercato. Come detentori delle risorse finanziarie, hanno l’iniziativa e sono determinanti entro le istituzioni e per le politiche comunitarie. Sono in posizione di controllo rispetto alla BCE, mentre i paesi B sono sottomessi. Perseguono i propri interessi di creditori, non l’integrazione. 

La BCE interviene nell’interesse dei paesi A, quando il deflusso di risorse da B ad A diviene tanto veloce, che i mercati, prevedendo l’uscita dei paesi B, li shortano, onde il trasferimento potrebbe interrompersi a seguito di una uscita dall’Eurosistema o di una ribellione dei paesi che subiscono il trasferimento, o all’interno di essi (populismo). L’informazione viene data in modo allarmante, colpevolizzante (cicale), e solo sugli aspetti finanziari, contabili: tassi, spread, deficit. 

Gli interventi di “aiuto” sono sempre sui sintomi (spread) e mai sulle cause, ossia sugli effetti del blocco dei cambi tra paesi a diversi livelli di produttività, sullo spread del costo del denaro, dell’energia, del fisco, della p.a., sui conseguenti declino economico e squilibri commerciali, sui possibili rimedi (clearing union, tassazione comunitaria degli avanzi commerciali, trasformazione della BCE in una vera banca centrale, che assicuri l’acquisto dei titoli del debito pubblico). 

Si  costruisce così una complementarità subalterna tra paesi A e paesi B, nel senso che i paesi A hanno i capitali, i crediti e decidono le policies per tutti, e i paesi B pagano interessi, svolgono la fase povera dei cicli di produzione dei paesi A, per beni di pregio destinati ai mercati che possono e potranno assorbirli (BRICS). Quindi i paesi B avranno salari bassi, bassi standard sociali, scolastici, assistenziali, sanitari, di sicurezza. Ospiteranno gli impianti a maggiore impatto ambientale.

Causa di ciò è la combinazione tra il fatto che i paesi dell’Eurozona hanno diversi tassi di produttività e il fatto che l’Euro blocca gli aggiustamenti dei cambi; quindi i paesi più efficienti accumulano crediti verso quelli meno efficienti, divenendo così ancora più efficienti e potenti rispetto ad essi, fino a riorganizzare anche istituzionalmente l’Eurozona secondo una gerarchia, dove essi comandano e commissariano, mentre gli altri obbediscono e pagano gli interessi. 

Se non vi fosse il blocco dei cambi, lo squilibrio commerciale si bilancerebbe con la svalutazione della divisa dei paesi commercialmente in passivo, che spingerebbe le loro esportazioni e ridurrebbe le importazione, consentendo ai paesi B di non indebitarsi e non deprimersi rispetto ai paesi A, fino a che questi si possono “comperare” i paesi B coi crediti accumulati verso di essi e coi capitali ricevuti da essi, e che l’unica via di riequilibrio sia la svendita dei beni nazionali.

Molti sognavano che il socialista Hollande imponesse a Berlino di cambiare rotta, di fare più spesa pubblica, di spendere nei paesi deboli, di sostenere solidalmente le loro economie e di riformare la BCE. Invece Hollande si è alleato con Berlino per beneficare di una posizione favorita entro la nuova gerarchia europea, di conquista e lottizzazione degli eurodeboli. Il governo italiano ha fatto il resto, accelerando e rendendo irreversibile la recessione e la deindustrializzazione del paese. 

Monti proclama l’avvenuto risanamento dell’Italia grazie alle sue manovre. Ma queste, oltre agli effetti recessivi, hanno distrutto aspettative e progettualità di famiglie e imprese, hanno spinto verso l’estero capitali e imprese e lavoratori qualificati, hanno sottomesso, anche formalmente, l’Italia alla Germania. I suoi tagli lineari hanno rispettato la grande spesa parassitaria senza la quale i partiti non lo voterebbero. Quindi la produttività del paese va peggiorando, e il futuro si è chiuso. 

Gli interventi della BCE che acquista titoli del debito pubblico italiano per calmierare i tassi non aiutano l’Italia, perché in effetti finanziano e sostengono il suo sistema politico, il suo governo, con tutte le sue inefficienze, clientele, corruzioni, consentendogli di non riformare e risanare il paese, di non renderlo competitivo, di sottrarlo al take-over tedesco. L’annunciato Monti-Napolitiano bis è assicurazione che l’Italia continuerà ad essere diretta verso la suddetta complementarità subalterna.

Cambiare le cose ed elevare l’efficienza del sistema è impossibile perché la politica italiana, per consuetudine e mentalità, è parassitaria e clientelare, nonché disinteressata all’efficienza; nei partiti, nei sindacati, nella burocrazia si fa carriera in quella prassi; altre mentalità vengono stoppate e non emergono; la partitocrazia controlla bene anche i meccanismi elettorali. I fatti degli scandali confermano che la partitocrazia prospera e festeggia coi soldi delle tasse mentre il paese affonda. 

Questa classe dirigente non lascia emergere alternative, non molla la poltrona, quindi la si potrebbe sostituire solo con una Rivoluzione  Francese, eliminandola fisicamente. Ma un popolo di pecore anarchiche non lo farà mai, e se lo facesse non servirebbe, perché quella classe dirigente è espressione della mentalità prevalente nel paese in fatto di politica e potere, per la quale l’elettore-sostenitore sostiene il politico perché questo spartisca poi con lui le risorse pubbliche. 

Inoltre in Italia non vi è fiducia sociale, ossia aspettativa che gli altri, soggetti pubblici o privati, rispettino le regole; quindi si cerca, per sopravvivere, di fregare più di quanto si sia fregati. A ragione, si diffida di ogni promessa di politica, istituzioni, padronato. Per contro, la Germania è risorta dalla crisi degli anni ’90 proprio grazie all’alta fiducia sociale e nei progetti, tra Stato, sindacati,  padronato, maestranze. La fiducia sociale non si può imporre né decretare. 

La fiducia sociale sussiste entro società che condividono valori, consuetudini, mentalità, soprattutto in fatto di lavoro e di rispetto delle regole. Lo Stato italiano racchiude popolazioni estremamente diversificate, da questo punto di vista, e una classe dirigente oscena. Perciò non può esistere, in esso, fiducia sociale. Esso potrà essere disciplinato solo dall’esterno, attraverso il potere economico-finanziario, il che pare l’obiettivo della Germania, con la sua nuova gerarchia europea. 

L’alternativa sarebbe l’indipendenza delle aree abbastanza omogenee da poter avere fiducia sociale, come il Lombardo-Veneto.  Ma ciò è contro gli interessi sia della Germania, che della classe dirigente parassitaria interna, che prospera e sopravvive sui trasferimenti da Nord a Roma e Sud. Escluse indipendenza e rivoluzione, resta la terza via, come suggerito da un mio libro del 2008, in cui previdi quanto ora avviene: Basta Italia: Secessione, Rivoluzione o Emigrazione? 

Il male sinora descritto non è ovviamente il solo. La contrapposizione tra creditori e debitori esiste anche a livello mondiale, e si traduce in squilibri delle bilance dei pagamenti, tensioni sul Dollaro come valuta di riserva, interventi anche militari per sostenerlo, distorsioni economiche. E’ un meccanismo che aumenta costantemente la carica esplosiva e spinge il mondo verso un riassetto traumatico in tempi non lunghi. 

A un livello più generale vi è il problema del debito infinitamente e inarrestabilmente crescente. Il totale del debito nel mondo è circa 4 milioni di miliardi, e richiede – per non implodere in un global meltdown della finanza – il pagamento di interessi per 400.000 miliardi l’anno. Essendo il prodotto lordo globale circa 74.000 miliardi, è ovvio che quell’interesse viene pagato contraendo nuovo debito, in un grande schema Ponzi, che, anch’esso, non potrà reggere molto. 

Queste distorsioni non sono accidentali ma frutto e strumento dell’oggi prevalente business finanziario, legato alla gestione cartellistica del credito, della moneta, dei mercati finanziari, del rating. Non è possibile una correzione legislativa di tale sistema, perché la dozzina di soggetti componenti il cartello condiziona o guida direttamente la legislazione, come dimostrato dalle diverse riforme pro-speculazione e pro-bolla varate negli USA per arrivare alla presente crisi. 




sabato 29 settembre 2012

Un'App per scendere dal letto.




C'è qualcosa di profondamente strano in quello che succede. Come se ci fosse una distorsione della realtà talmente potente da rendere incapaci le persone di comprendere quello che ci circonda.
Qualcuno in un film bellissimo, l'ha chiamata la Matrix.
L'inganno. La mistificazione.
L'irrealtà che diventa realtà attraverso uno schermo televisivo, un monitor, il display di un cellulare ultramoderno.
Ed è così che folle impensabili (non per il numero, bensì per il contesto), si ritrovano a fare la fila, di notte, per acquistare l'iPhone 5. Prodotto di punta dell'ultratecnologica “mela morsa”.
Ed è così che nello sciopero contro la modifica dell'articolo 18 si ritrovano in piazza 40.000 manifestanti, e solo qualche giorno dopo 400.000 per lo scudetto della Juventus. In un rapporto di 1:10.
Assurdo no?
O forse no.
Perchè probabilmente “tutta” questa crisi non c'è. E forse allora aveva ragione Tremonti. E forse aveva ragione Berlusconi, quando parlava dei ristoranti pieni.
Giri e trovi i locali ancora pieni di gente. Paesi che sperperano decine di migliaia di euro in un mese per festeggiare, per pagare gruppi, cantanti, artisti, fuochi d'artificio.
E poi vedi le file davanti agli Apple Store.
Gli Store. I modernissimi Store. Che solo a pronunciarli ti metti imbarazzo ad entrare.
E ti convinci che allora, dai, dai ce la possiamo fare! Non ci vuole molto. Dobbiamo sperare. Tutto ritornerà come prima, dove saremo liberi di continuare a comprare vaccate.
La finzione delle notizie, delle testimonianze, dei filmati, la manipolazione delle immagini di lontani teatri di guerra, ma così lontani che il “tanto da noi non succederà mai” ci consola a tal punto da farci sfuggire dettagli che sarebbero fondamentali. Ed ora, dopo anni di bombardamento mediatico, di rincoglionimento generale, subìto ma voluto, ampiamente voluto, anche quando ci ripropongono la stessa immagine toccante per una notizia sull'Iraq e un'altra (dopo molto tempo) sulla Siria, chi vuoi che se ne accorga? Se nessuno dice niente, nel mondo dell'informazione, chi vuoi che se accorga?
E in questa finzione cinematografica che è la realtà che ci circonda, in molti, perdiamo la capacità di riconoscerci l'un l'altro, attratti dalle luci scintillanti della tecnologia moderna.
La cosa più triste è che ci saranno ragazzi, giovani, meno giovani, che per comprare l'ultimo iPhone faranno le rate, anche se hanno uno stipendiuccio da call-center, magari con la busta paga (o la pensione) di papà. Quanti ce ne saranno che pur di acquistare le meraviglie di questo telefono che non è più un telefono, ma, dicono, un'esperienza, rinunceranno ad un'altra cosa più importante?
Ma, in definitiva, cos'è veramente importante?
Eppure è così che va.
Finchè una parte dei redditi continuerà a circolare, il sommerso darà il suo ausilio, i doppi lavori daranno possibilità, le pensioni e soprattutto i pensionati reggeranno, il popolino, quello disprezzato, forse perchè a volte pusillanime a volte perchè ipocrita e invidioso, altre volte solo perchè non si ha un cazzo da dire, quella gente avrà di che spendere, illudersi, continuare a tirare. E dopo?
E quando il peso della disoccupazione comincerà a premere sempre di più?
Chi, in questo momento, ha DAVVERO una ricetta per l'occupazione? O quanto meno per il rilancio dei consumi? O cosa ancor più assurda, per gli investimenti?
Poi però scopriamo che c'è una profonda responsabilità della società italiana in quello che sta succedendo! E' inutile starnazzare contro i politici e le loro ruberie!
Cosa ci aspettavamo? Chi avrebbe dovuto vigilare sulle porcherie della politica? Chi si è fatto sottomettere al ricatto della promessa di un posto? Al vincolo del “favore”?
E poi quando ci hanno fatto credere, che la scalata sociale non solo era possibile per tutti, ma necessaria, cosa abbiamo fatto? Ci siamo iscritti in massa all'università, nella speranza di diventare qualcuno, perchè avere il titolo di studio incorniciato ti fa essere un uomo migliore a prescindere. La fregatura è stata che non ci avevano detto che la scuola non ci avrebbe aiutato in alcun modo a selezionare le nostre attitudini e garantirci le scelte più ponderate nel prosieguo del nostro percorso formativo. Perchè o avevi una famiglia con una certa esperienza, o t'arrangiavi.
E ora migliaia e migliaia di ragazzi vagano con o senza il titolo di studio universitario, sicuramente senza un futuro.
La nuova frontiera per questa pletora di giovani ormai più non troppo in forma, è il lavoro sottopagato.
Alternative?
O ti aiutano in famiglia, o non hai un cazzo.
E allora l'iPhone?
L'iPhone è il feticcio, è l'aspirazione, è lo status symbol del momento. E' l'orologio d'oro degli anni '80. E' lo si vuole (e molti si convincono assolutamente del contrario) non perchè piaccia davvero, ma perchè consente di “entrare” nel mondo dove “circola il denaro”. Nella piccola stanza del potere, nel salotto buono dei poveri, nel circolo elitario della libreria di fine '800 di una città senza importanza.
E non importa la reale utilità di quello che compriamo. L'importanza reale è data dal vantaggio sociale dell'emulazione. Perchè ad essere anticonformisti ci voglion le palle.
E poi ci ritroviamo ad un tavolo dove dopo un po' già due quinti dei presenti sono ipnotizzati dalle mollicce carezze da indice sul piccolo schermo a cristalli liquidi.
Con quella presenza-assenza non tanto snervante, quanto incomprensibile.
Cosa sarà?
Cosa rende così indispensabile l'inutile?
Molti giù a dire, si, ma sai, per lavoro è utilissimo. “In ogni cosa che fai durante la giornata, credimi, può ritornarti utile. Ha migliaia di applicazioni!”. E così per risolvere i problemi quotidiani diventa quasi imprescindibile.
Ma mi domando: un telefono del genere sarà davvero (o è già) capace di sostituirsi a carta e penna come fece a suo tempo la calcolatrice per far di conto?
Sarà davvero una rivoluzione?
Probabilmente in un mondo sempre più integrato via web, avrà vantaggi enormi!
Allora perchè lo vedo così lontano? Perchè immagino questo mondo così distante? Questo frenetico mondo sfavillante di luci e vetrine, di rumore di tasti, di sussurri velati nei caffè di una città caotica, questo mondo di contatti virtuali, di strette di mano per email, di messaggi d'amore scritti in un bit, di fotografie che non sbiadiranno mai, perchè non lo vedo?
Sono davvero così tradizionalista?
Mi diranno, no, invidioso!
E mi domando ancora: ma ci sarà posto per tutti?
Chi porterà il caffè?
Ma se non riusciamo a gestire nemmeno i rifiuti, tanto da morirne di cancro come mosche, possiamo aspirare a cosa?
Al sabato sera in disco... alla pizza con gli amici... al film in pantofole... alla gita fuori porta...
Avremo ancora voglia di farlo?
O fingeremo di trovare risposta in qualcosa che ci sorride da uno schermino a cristalli liquidi?
Davvero una generazione X. Quella che si è fottuta il futuro per una X su una scheda elettorale.
Non è quella del posto fisso. Nè quella delle droghe. Nè quella del matrimonio.
Non lo sarà certo delle pensioni.
Chi vivrà di noi, con l'iPhone ultimo modello in tasca, dopo i settant'anni?
Troveremo un'applicazione che ci dirà come scendere dal letto?
Non lo so.
Sono molto confuso.
Probabilmente sono domande stupide. O forse domande che in molti si fanno. Ma qualcuno si è dato una risposta.
Forse oggi, in questa vita o nell'altra, non lo so.

(Francesco Salistrari)

venerdì 28 settembre 2012

L'analisi marxista della crisi.


Propongo l'interpretazione che i marxisti danno della crisi che è cominciata nel 2008 in USA dopo l'esplosione della bolla dei sub-prime e che ha investito il mondo intero. L'analisi delle cause storiche ed i meccanismi economici sottesi alla crisi in atto, sono analizzati in questo scritto in maniera lucida e permettono a chiunque di farsi un'idea sulla realtà che stiamo vivendo guardando la crisi da un'angolazione sparita quasi completamente dal dibattito pubblico sullo stato dell'economia.

Buona lettura.


Dal sito sollevazione.blogspot.it


ALLE ORIGINI DEL DECLINO DELL'OCCIDENTE


Scheda su crisi di sovrapproduzione e finanziarizzazione

Il Pil mondiale previsto nel 2005 o la decadenza dell'occidente.
a cura di SollevAzione

A forza di analizzare il decorso della malattia senile che affligge il capitalismo occidentale si rischia di dimenticarne la causa primaria, la crisi di sovrapproduzione. Essa non consiste, come a volte si sente dire, nel fatto che le capacità di consumo delle masse sono insufficienti.
Se fosse così dovremmo infatti parlare di crisi da sottoconsumo e allora il capitale potrebbe keynesianamente uscirne, ad esempio aumentando il potere d’acquisto dei salariati, e facendo leva sulle banche centrali spingendole a sfornare carta moneta a gogò —che è appunto la stravagante terapia proposta dalla Modern Monetary Theory e, più prosaicamente, adottata da Ben Bernanke.

La crisi di sovrapproduzione è un’altra cosa. E’ l’inevitabile, ed empiricamente sempre verificata, conseguenza di un periodo di espansione prolungata dell’economia capitalistica. Durante tale boom le aziende e i diversi settori produttivi, spinti dalla brama di cogliere le opportunità di guadagno, di occupare prima dei concorrenti ogni spazio di mercato, compiono investimenti ingenti per accrescere le loro capacità produttive. In tali periodi di slancio espansivo, la forza lavoro è spremuta al massimo, i tassi di plusvalore salgono verso l’alto e il capitale industriale registra elevati profitti. In questo contesto di vacche grasse affluiscono verso il capitale industriale un profluvio di quattrini—il danaro fluisce sempre dove ottiene la migliore remunerazione.

Animata dal desiderio di accrescere il profitto ogni azienda, temendo di essere fatta fuori dalla concorrenza, manifesta la tendenza a produrre senza limiti, a gettare merci sul mercato quantità crescenti, mentre quest’ultimo non si allarga alla medesima velocità e può anzi opporre barriere insormontabili.


Ad un certo punto il meccanismo s’inceppa. Con l’accresciuta capacità produttiva le merci hanno perduto valore —a causa dell’aumento della composizione organica che riduce la quantità di lavoro vivo incorporato nelle merci— e, per essere spacciate, devono essere vendute a prezzi decrescenti con la conseguenza di abbassare i profitti, mentre, per tenere almeno stabile il saggio, ci sarebbe bisogno di un loro aumento visti i costi crescenti affrontati per le spese di ammodernamento degli impianti. 
Non conta solo la massa del profitto, conta il suo saggio, ovvero il rapporto tra tutto il capitale anticipato e il plusvalore prodotto. La tabella n.1 mostra il contributo al Pil mondiale delle varie aree macro-economiche. Risalta la decadenza delle tradizionali potenze imperialiste.

Tab.n1. La curva della decadenza imperialista

Alle prese con la sovrapproduzione il capitale industriale non si limita a ridurre gli investimenti, deve limitare la produzione, fermare in tutto o in parte gli impianti, espellere forza lavoro. Un caso da manuale è l’industria automobilistica mondiale, che ha una sovraccapacità produttiva di circa il 40%. Non è che non si potrebbero vendere automobili, è che il capitale preferisce tagliare la produzione piuttosto che vendere a prezzi che non gli consegnano il profitto atteso.  La recente denuncia di Marchionne secondo cui i tedeschi stanno vendendo le loro autovetture sottocosto è una evidente conferma che in fasi di crisi di sovrapproduzione, pur di non perdere quote di mercato e/o di chiudere impianti, chi può, ovvero chi ha solidità finanziaria, vende a prezzi che a malapena coprono i costi di produzione.

Quando i profitti crollano i capitali si svalorizzano, le loro azioni perdono quota, e per trovare denaro fresco debbono pagare interessi negativi più alti. Nota è la legge per cui, quando il saggio di profitto scende sale il tasso d'interesse del capitale monetario.

Questa è la crisi di sovrapproduzione, che definiamo generale, cronica e sistemica dal momento che afferra non questo o quel settore ma l’insieme della produzione capitalistica. Aggiungiamo quindi l’aggettivo strutturale per indicare che essa riguarda i modus essendi e operandi stessi del sistema capitalistico.


Tab. 2. La curva dei tassi di profitto negli Usa e in Europa


L’attuale crisi non è sorta ieri, con l'esplosione della bolla finanziaria dei sub prime. Ha le sue radici più lontane nella fine degli anni ’60 del secolo scorso, con il tramonto del lungo ciclo espansivo postbellico. Di lì prese le mosse il neoliberismo, ovvero l'offensiva generale del grande capitale, concertata coi governi, per dare l'assalto alle conquiste operaie e sociali per rilanciare i tassi di profitto. Si guardi alla Tabella n.2. la curva dei tassi di profitto dopo la crisi degli anni '70 risale fino alla metà degli anni '90, quando la spinta si esaurisce. e i profitti ricominciano a scendere. E' a questo punto che prende il sopravvento, in Occidente, la tendenza alla iper-finanziarizzazione.

Del resto questa iper-finanziarizzazione prese avvio nello stesso quindicennio di crescita dei tassi di profitto iniziatosi a partire dagli inizi degli anni '80. Esso non si accompagnò ad una crescita del benessere sociale complessivo. I profitti non vennero reinvestiti su larga scala nelle sfere produttive, bensì in quelle improduttive della finanza speculativa. Lo attesta il decrescente tasso di accumulazione (vedi Tabella. n.3).

Tab. 3. La forbice tra tassi di profitto e di accumulazione: 1961-2007


 Non c’è nessun arcano in questa metamorfosi. Abbiamo detto che la legge suprema del capitalismo è che il danaro, capitale solo in potenza, fluisce sempre dove ottiene la migliore remunerazione. Il capitale monetario dei paesi imperialisti e delle petromonarchie, che nel frattempo si era accumulato copioso, non trovando lucrosi gli investimenti nell’industria occidentale,  doveva cercare altri approdi. Con l’ausilio indispensabile delle politiche liberistiche avviate negli anni ’80 dagli Usa e dal Regno Unito prima, e poi dal resto dell’Occidente, l'enorme massa di capitale monetario imboccò due strade complementari: (1) quella del capitalismo-casinò, dove il danaro poteva fruttare profitti senza passare per  il ciclo faticoso della produzione di plusvalore, semplicemente captandolo, attraverso l’uso massiccio del credito ad usura, da ogni poro dell’economia e della società.; (2) quella di finanziare l'esportazione di capitali  in paesi semicoloniali dove esistevano le condizioni affinché gli investimenti nel ciclo industriale consegnassero un alto plusvalore.
La restaurazione del capitalismo in Cina e il crollo dell’URSS da una parte (che hanno aperto nuovi enormi spazi di razzia e investimento ai capitali monetari occidentali) e dall’altra l’applicazione a scala globale delle nuove tecnologie informatiche diedero ossigeno al processo combinato di finanziarizzazione e delocalizzazione in Asia. Il capitalismo occidentale, non senza scoppi di bolle e numerose crisi di default, riuscì così a cavarsela per un altro ventennio, fino a quando, anche per l’insorgenza di nuove potenze capitalistiche, il capitalismo-casinò farà fiasco, esplodendo proprio negli Stati Uniti con la crisi dei mutui sub-prime del 2007-8, presto estesasi a tutto l’Occidente.

Alla domanda se possono le classi dominanti possono venire a capo di questa crisi, la risposta è quindi un rotondo no. O meglio, non ne possono venire a capo con le mezze misure. Dalle crisi generali di sovrapproduzione se ne esce soltanto con distruzione su larga scala di capitale. Solo in questo modo può ripartire un ciclo virtuoso di accumulazione e di creazione massiva di plusvalore, che è la linfa vitale senza la quale il capitalismo semplicemente muore. Questa distruzione, lenta, inesorabile, pilotata, è in effetti già in atto in Occidente da almeno un ventennio. Quando anche in Asia il motore si pianterà, avremo il grande cataclisma, con l’insorgenza di enormi conflitti inter-capitalistici. 

Tab. n.4. Neoliberismo: mentre i profitti salivano,
decrescevano salari e consumi. % del Pil in Usa, Ue e Giappone


L’Occidente imperialista, pur di sfuggire al suo destino di decadenza, sarà posto davanti alla necessità di organizzarsi per una guerra su due fronti: quella per piegare i nuovi nemici esterni e quella di rapina entro i suoi propri confini. Una guerra di classe non solo contro il proletariato, ma la grande maggioranza del popolo, che dovrà essere gettato in condizioni di semi-schiavitù affinché sia obbligato dissanguarsi per tenere in vita il vampiro capitale. Questa guerra interna, a ben vedere è già in corso, è alle sue prime battute. I tempi affinché si affacci, nella coscienza di grandi masse, la necessità di fuoriuscire dal capitalismo (e senza questa coscienza non ci sarà alcun rivolgimento sociale) non sono ancora maturi. Lo saranno prima o poi, ed è a questa svolta storica che ci si deve preparare. 

Chiamate gli psichiatri.


DI GZ
cobraf.com

Stasera il governo spagnolo ha annunciato una finanziaria di tagli e tasse da 40 miliardi, (facendo rimbalzare il mercato) e Hollande ha annunciato un budget "storico" per la Francia perchè per la prima volta taglierà circa 30 miliardi. I commenti su CNBC, Class o Bloomberg vengono tutti dallo stesso copione, senza sgarrare: "...la Spagna deve impegnarsi a ridurre spese e mettere tasse .... per poter poi ottenere un prestito di 100 miliardi dagli altri paesi da girare alle sue banche...

la Francia deve presentare un piano di riduzione del debito, perchè i mercati altrimenti l'attaccano...l'Italia ha fatto molto con Monti per ridurre il deficit, ma vede aumentare il suo deficit e ora deve preoccuparsi, fare dismissioni...". In altre parole la follia continua e nessuno chiama gli psichiatri.

Una unanimità così di commenti ce l'hai nelle dittature, forse è vero che c'è stato una specie di colpo di stato finanziario perchè su argomenti finanziari non esiste dissenso sui media.

Un dissidente si è espresso fuori dal consenso "europeo" che include tutti i partiti di governo in europa, di sinistra e di destra. Il dissidente noto è Berlusconi oggi a 360 gradi su euro, debito e svalutazione. Ha lasciato fare Monti anche lui per opportunismo, ma mostra chiaramente di sapere che tutta la storia del debito, deficit, spread e austerità è una farsa e una truffa

Contrariamente a quello che martella la propaganda, il debito dello stato è il contrario di quello della mamma, della nonna e dello zio a cui se non lo pagano pignorano qualcosa. Perchè lo stato fa lui le leggi e decide se, come e quando pagarlo, ma soprattutto perchè lo stato emette moneta allo stesso modo in cui emette BTP, per cui può scambiare moneta con titoli di stato come e quando vuole. 

Se lo stato vuole comincia domani a comprare 100 miliardi di BTP al mese, a qualunque prezzo, tanto li tiene fino in scadenza e li paga chiedendo alla Banca centrale di accreditargli 100 miliardi al mese. E tra 20 mesi il debito pubblico italiano... paf..! è sparito

Magia... niente più spread, niente più aste, niente più future sul BTP, sparito tutto. Non è mica una teoria, ci sono articoli tutti i giorni su Reuters che dicono che in USA e Inghilterra quasi tutto il debito pubblico in asta da due anni lo compra la Banca centrale e se continuano così rischiano di far sparire tutto il debito pubblico.

Questo è possibile perchè debito pubblico e moneta non solo "i soldi" che immagini tu, quelli nella cassaforte, ma entrate contabili presso il bilancio della banca su cui si ha il conto, a cui corrisponde a sua volta un entrata nel bilancio della Banca Centrale. E questo bilancio è "a fisarmonica", lo si può dilatare a piacere, come del resto poi Draghi, Bernanke e soci stanno facendo. Per cui il bilancio della Banca Centrale può ingoiare tutto il debito pubblico e farlo sparire. 

E' un guaio se si sostituisce debito pubblico con moneta ? L'unica differenza per chi riceve moneta al posto dei suoi titoli di stato sarà che invece di ricevere un 4 o 6% di interesse non riceve niente. Per cui dovrà trovarsi qualcosa d'altro che gli renda qualcosa. Dura la vita di chi cerca una rendita senza rischio. Fino a prova contraria questo non è un dramma come fare chiudere le fabbriche e le ditte e lasciare tre milioni senza lavoro

Fino a quando il consenso politico rimane bulgaro sul rimanere nell'euro e imporre austerità, tagli e tasse i fondamentali di Italia, Spagna e Francia restano "very bad" (e anche del resto d'europa alla fine)



giovedì 27 settembre 2012

Ratti, cancro e politiche transgeniche.



Nuove prove scientifiche di ricercatori in Francia dimostrano che il mais geneticamente modificato provoca il cancro nei ratti, mentre il glifosato, l'erbicida più usato nelle coltivazioni transgeniche, provoca malformazioni nei feti, secondo gli studi realizzati dal Dr. Andrés Carrasco ed altri scienziati in Argentina.
Sebbene le relazioni sul glifosato e gli studi precedenti sui transgenici, hanno mostrato evidenza di gravi problemi per la salute e per l'ambiente, il governo messicano ha autorizzato nel 2012 più di 1.800 ettari di piantagioni a campo aperto, di mais geneticamente modificato, la maggior parte con lo stesso gene della Monsanto (603) che ha causato il cancro nei ratti negli esperimenti francesi.
Nello studio realizzato dal CRIIGEN (Comitato di ricerca e di informazione indipendente sulla genetica), Università di Caen, in Francia, sono stati alimentati 200 ratti per due anni, suddivisi in 10 gruppi, con razioni diverse. Alcuni con mais geneticamente modificato NK603, resistente al glifosato, ma senza essere utilizzato, altri con lo stesso mais GM con glifosato, ed altri con glifosato disciolto nell'acqua che bevevano, oltre a un gruppo di controllo che non ha ricevuto nessuno degli elementi sopra citati.

I ratti alimentati con mais GM sono morti prematuramente ed avevano un'incidenza di tumori del 60-70 per cento contro il 20-30 per cento del gruppo di controllo.
Gilles Eric Seralini direttore di CRIIGEN, ha detto che è uno studio unico al mondo, perché tutti i test che hanno realizzato le aziende (multinazionali del settore, N.d.T) non superano i tre mesi, mentre questo esperimento ha coperto l'intero arco di vita dei ratti.
Infatti, un fattore importante è che la maggior parte dei problemi sono apparsi dal quarto mese, quindi Seralini ha affermato che il tempo è scelto (dalle multinazionali, N.d.T.) per ulteriori esperimenti è stato intenzionalmente breve per evitare la comparsa della maggior parte dei sintomi.

 
Tumori provocati da mais OGM, con e senza Roundup (R)
Alcuni "scienziati" che fungono da copertura dell'industria dei transgenici, legati o finanziati direttamente o indirettamente da questa, attaccano gli studi del CRIIGEN, rilevando presunte incoerenze, come il fatto che anche il gruppo di controllo ha sviluppato tumori. Ma questo è comprensibile, perché vengono usati topi che tendono a sviluppare tumori e a cui non si permette mai di vivere così a lungo. Il dato significativo sta nella grande differenza in percentuale.
Oltre ai tumori, i gruppi di ratti esposti al mais transgenico e glifosato hanno avuto gravi problemi ai reni e al fegato.

Il governo francese, di fronte ai risultati degli esperimenti, ha deciso di aprire un periodo di verifica degli studi. Se fosse confermata la loro tossicità potrebbe decidere di vietarne l'importazione e l'utilizzo anche come foraggio. Seminare mais GM non è consentito in questo paese, proprio per gli studi precedenti sulla potenziale tossicità e l'impatto ambientale del mais NK603 e MON810 della Monsanto.
Invece della premura con cui alcuni biotecnologi - anche in Messico - cercano di spodestare gli esperimenti, l'atteggiamento coerente e responsabile che dovrebbero avere è quello di verificare questo studio e farne altri, visto che i transgenici che sono sul mercato sono stati approvati basandosi quasi al 100 per cento sui dati forniti dalle società che li vendono.

Dal momento che il Messico rappresenta il centro di origine del mais ed è anche il paese con il più alto consumo umano di mais in tutto il mondo, sarebbe logico seguire il principio di precauzione in senso stretto, sia per i rischi alla salute umana che per l'impatto sulla biodiversità e per i molteplici significati che il mais ha in Messico per la sua cultura e la sua popolazione.
Tuttavia, anche se la Commissione di Biosicurezza in Messico (CIBIOGEM) ha ricevuto numerose, ampie e solide angomentazioni scientifiche e tecniche per non permetterne la semina - né sperimentale, né tanto meno pilota o commerciale - di mais transgenico, sono state ignorate da tutti volontariamente mettendo a rischio gli interessi della popolazione per favorire esclusivamente quelli della Monsanto, la multinazionale che controlla oltre l'85 per cento delle sementi geneticamente modificate nel mondo.

L'accordo per garantire gli interessi della Monsanto contro il popolo del Messico e contro il suo principale patrimonio genetico alimentare, è stato siglato da Bruno Ferrari, attualmente segretario dell'Economia, ma precedentemente funzionario della Monsanto.
Nel 2009, Ferrari, allora direttore del ProMéxico, organizzò un incontro tra Felipe Calderón e l'amministratore delegato della Monsanto, al Forum Economico Mondiale di Davos. Al ritorno da tale riunione, il governo ha annunciato di voler interrompere la moratoria esistente dal 1999 contro la semina di mais GM, anche se nessuno dei motivi che gli esperti avevano presentato per sostenere e mettere in atto la moratoria fosse cambiato.
Al contrario, nel corso degli anni, peggiorarono le condizioni di rischio che giustificavano la moratoria sulla coltivazione di mais geneticamente modificato del 1999.

I transgenici usano molte più sostanze tossiche e producono meno dei semi ibridi, oltre ai molti rischi e impatto sulla salute e l'ambiente in continua crescita, poiché le piante diventano sempre più resistenti e richiedono composti sempre più tossici.
Ci sono 10.000 anni di lavoro contadino e decenni di ricerca pubblica agricola nei semi non transgenici che inorgogliscono e sono ampiamente sufficienti a coprire le esigenze di tutta la popolazione del Messico.
Permettere la diffusione di OGM nel paese è un atto di estrema irresponsabilità e un crimine storico.


Il Golpe Italiano.



Propongo il video dell'intervento del senatore leghista Garavaglia ad un convegno sul signoraggio tenutosi in Val di Susa il 21 Settembre di quest'anno.
Aldilà delle posizioni politiche della Lega (dal mio punto di vista incondivisibili), è interessante ascoltare il racconto del senatore in quanto fornisce una testimonianza diretta di quello che è successo nei mesi convulsi della caduta del Governo Berlusconi: un Golpe finanziario.
Naturalmente le valutazioni generali che si possono trarre da tale testimonianza, vanno aldilà di qualsiasi considerazione dell'operato e dei danni che la Lega e il Governo che sosteneva, hanno causato al paese.
Si tratta infatti di un "documento" che testimonia quanto preponderante e quanto onninvadente sia il ruolo delle istituzioni politiche e finanziarie europee sulle politiche dei paesi aderenti ai Trattati, il che si traduce nel completo svuotamento della Sovranità Popolare, nazionale e parlamentare.
La democrazia rappresentativa ha smesso di esistere nella pratica politica, restando solo formalmente ancora in vigore. Se non è questa una questione importante, domandiamoci seriamente cosa lo sia.

Francesco Salistrari.






mercoledì 26 settembre 2012

Il MES - Come ci hanno "Trattato".

In questo video di Claudio Messora viene spiegato cosa sia il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), come funziona, chi ci guadagna, cosa comporta per il popolo italiano, quali conseguenze politiche possa avere.
Vi consiglio di guardarlo tutto perchè queste informazioni NON ve le darà nessun organo di informazione "ufficiale", giornale o tv che sia, nè i partiti o i politici. 





fonte: http://www.byoblu.com/

Dollaro e Guerra puntellano l'economia USA.


Di MARTIN KUKSHA

Per chi crede che 13 sia un numero sfortunato,  la sua convinzione è stata confermata il 13 settembre, se si pensa che quel giorno negli Stati Uniti è stata annunciata una nuova iniezione di liquidità - una massiccia immissione nell'economia mondiale di denaro appena stampato e sostanzialmente senza valore. 

Il Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha detto che, come terzo round del Quantitative Easing (QE3), gli Stati Uniti avrebbero rafforzato le loro partecipazioni a lungo termine nell’acquisto di titoli per $ 40 B del debito ipotecario, (open-ended,  praticamente per sempre).  Non è stata fornita nessuna informazione sul totale che verrà iniettato nel  QE3.   Invece, Bernanke ha chiarito che l’Operazione Twist - un programma per scambiare $ 667B di debito a breve termine contro  titoli a lungo termine – dovrà continuare.




Prima il fondo degli swap aveva un limite previsto di $ 400B, quindi, di fatto, Bernanke si è impegnato a dargli un impulso apprezzabile. Ha anche dato un bel pò di notizie al settore finanziario degli Stati Uniti dicendo che il tasso dei fondi federali, basso quanto mai in precedenza - da 0 a 0,25% - resterà in vigore almeno fino alla metà del 2015 e non alla fine del 2014, come si era deciso in precedenza. Andando a leggere queste cose abbiamo una ragionevole idea che il piano QE3 serve a promettere a tutto il mondo il sostegno all’esportazione degli Stati Uniti.

Gli ultimi due round del Quantitative Easing avevano portato all’immissione di 1.200 miliardi di dollari nell'economia mondiale e, a settembre 2012, il debito degli Stati Uniti ha raggiunto i 16.000 miliardi di dollari. Di fronte a questa marea di dollari, la Banca Centrale Europea ha dovuto ricorrere allo stesso modo ad una massiccia emissione. I risultati sono stati la possibilità della Grecia di evitare il previsto default, e, in una prospettiva più ampia, unasostenibile galleggiabilità dei PIIGS, oltre ad una crescente volatilità dei mercati energetici e delle materie prime. È importante sottolineare che, sullo sfondo, il prezzo dell'oro ha continuato a salire costantemente.

Al lancio del QE3 hanno fatto eco praticamente le solite reazioni:

• Il prezzo dell'oro è aumentato del 3,3% durante la notte tra il 13e il 14 settembre, passando da $ 1.718 a $ 1.772 per oncia troy (ozt);

• Il prezzo del greggio ha iniziato a salire, con un balzo di 2 dollari al barile di Brent, tanto per far capire quello che ci riserva il futuro e dove andrà a finire il costo del gas naturale;

• Il rapporto euro- dollaro USA è salito, superando il tetto del  1,30  e stabilizzandosi a 1,303 già il 14 settembre;

• Alimenti e materie prime hanno iniziato a mettere paura;
• Gli indici di Benchmark sono schizzati vertiginosamente, a dimostrazione che una nuova bolla speculativa si stava gonfiando.

La Banca Centrale Europea non ha potuto fare altro che raccogliere la sfida nella corsa al deprezzamento, almeno per evitare che il rafforzamento dell’ Euro rendesse le esportazioni UE non competitive e mandassero l'Europa in recessione. Politicamente, ricominciare a stampare soldi, per la Banca Centrale Europea, vuol dire incidere immediatamente sul tenore di vita in tutta l'UE, e significa che i socialisti e i nazionalisti, che in ogni sondaggio europeo già vengono premiati, saranno ancora più forti in ogni circoscrizione. Infine, il divario tra i paesi “pagatori” dell'UE e gli altri “ in imbarazzo finanziario” aumenterà al punto che il crollo della zona euro diventa possibile domani.

Al contrario, Russia e  Cina si aspettano grossi utili. Il bilancio russo si gonfia con i ricavi del petrolio e il deprezzamento del dollaro aiuterà le esportazioni cinesi a rimanere competitive, indipendentemente dall'aumento del costo del lavoro in Cina. L’Iran, un fornitore di combustibile fondamentale per Cina e India, si trova a beneficiare degli sviluppi sul piano tattico perché entrambi i paesi pagano le loro importazioni di petrolio dall'Iran con la propria valuta nazionale e hanno bisogni energetici stabili.

***

Quello che provocano questi ricorrenti scarichi di liquidità degli Stati Uniti nel mondo esterno sono chiaramente nuovi conflitti armati locali. La primavera araba è stata una conseguenza del tutto prevedibile del primo e del secondo round del QE degli Stati Uniti.

I recenti focolai di disordini – i cambiamenti di regime in Egitto e Tunisia, la guerra civile e l'intervento in Libia, la crescente pressione sulla Siria, lo scivolamento verso una guerra contro l'Iran, la benedizione delle Nazioni Unite per spartirsi il Sudan, ecc… - sono imputabili non tanto all’infuriare della crisi globale, quanto ai tentativi di superarla espropriando i paesi che non sono responsabili della crisi, ma che possiedono risorse di cui l'Occidente può impossessarsi con la nuova liquidità. Questi paesi sono trascinati uno dopo l'altro in guerre economiche segrete,  in cui le sanzioni internazionali servono come armi o si trasformano in conflitti armati su larga scala avvalendosi di estremisti e gruppi terroristici.

L'impressione al momento è che la più recente iniezione di liquidità della FED  dovrebbe essere accompagnata da una nuova destabilizzazione del mondo arabo che potrebbe, se necessario, diventare un pretesto per nuovi interventi militari USA. La dichiarazione di Bernanke ha coinciso con la marea di proteste anti-americane del 12-14 settembre in Nord Africa, Medio Oriente, India, Pakistan, e in altre parti del mondo.

Può essere una casualità – però gli Stati Uniti entrano nel nuovo anno fiscale a ottobre e Bernanke non poteva ritardare oltre il suo intervento sulla borsa - ma il sincronismo della reazione dei media occidentali del provocatorio filmato pubblicato su YouTube, evoca gravi sospetti.
Sembra molto strano che i giornalisti di ogni mezzo di informazione che in Occidente controllano costantemente  YouTube alla ricerca di pezzi anti-islamici trovandone uno, non abbiano fatto passare in secondo piano tutti gli altri temi. In realtà, il film è apparso piuttosto miserevolmente su YouTube nel mese di luglio, ed è stato disponibile per un bel po’ di tempo, praticamente senza nessun commento. Ha attirato i titoli e acceso le proteste di massa solo dopo essere stato ri-pubblicato in arabo, e dopo che l'autore è stato identificato come Nakoula Basseley Nakoula, un egiziano cristiano residente negli Stati Uniti. Ha contribuito all’escalation YouTube rifiutandosi fermamente a oscurare il filmato.
Le forze navali degli Stati Uniti si sono dirette verso il Mediterraneo dopo che la folla in Libia ha ucciso l'ambasciatore degli Stati Uniti ma precedentemente altre navi statunitensi erano già state inviate verso le coste della Siria e con mossa significativa di ostilità imminenti, il Dipartimento di Stato americano ha chiuso le ambasciate degli Stati Uniti in una serie di paesi.
Insomma, ci sono troppi elementi che quadrano perfettamente  per essere spiegati come una combinazione di circostanze casuali.

***

Gli sforzi per mitigare l'impatto corrosivo delle speculazioni finanziarie sull'economia mondiale con il lancio di nuovi cicli di speculazioni, rende il mondo sempre più esplosivo, e l'iniezione di liquidità per superare la crisi sembra come se si stia cercando di spegnere il fuoco versando olio al posto dell'acqua.

La liquidità, una volta immessa, deve essere assorbita con qualche meccanismo, perché altrimenti genera una iperinflazione in un mondo in cui tutte le valute nazionali sono legate al dollaro USA e semplicemente paralizza l'economia globale. 
Programmi di austerità possono servire allo scopo, ma la corsa si conclude rapidamente perché la massa totale di moneta in circolazione a livello mondiale supera il PIL mondiale di dieci volte . In particolare, la proliferazione dei derivati ​​di dubbia natura rende le cose ancora peggiori. A partire dal 2008, la maggior parte degli strumenti finanziari di ogni genere rispetto al PIL mondiale era vicino a 20:1, e, senza dubbio, nel 2012 la situazione è molto più severa.

Il problema più grande è che, come la storia dimostra con grande chiarezza, le guerre sono l'unico tipo di risultato delle crisi globali che scaturiscono dalla natura stessa del capitalismo.    Pertanto, se questa politica selvaggia di QE continua, una nuova guerra è solo una questione di quando e dove ...





Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI

Pedace: lo scandalo dell'assenteismo.

UNDICI DIPENDENTI COMUNALI COLTI IN FLAGRANTE E FINITI AI DOMICILIARI.


La notizia di ieri degli undici arresti di Pedace (CS) nelle fila dei dipendenti comunali, è stata una bella mazzata. E non solo di immagine.
Nel piccolo Comune della Presila cosentina, dopo mesi di indagini, sono infatti scattate le manette per undici dipendenti comunali, accusati di truffa aggravata e continuata, principalmente per assenteismo sul luogo di lavoro, ma anche per aver usufruito illecitamente di compensi da straordinari mai effettuati o comunque gonfiati.
A quanto pare e dalle stesse dichiarazioni degli inquirenti, le indagini non si fermano qui, ma ci saranno altri provvedimenti in altri Comuni e nei confronti probabilmente di altri dipendenti. L'indagine infatti, coordinata dal nucleo investigativo di Rogliano (CS) in collaborazione con il Comando Provinciale dei Carabinieri, non riguarda solo Pedace. E presto si aspettano ulteriori colpi di scena.
Ma ritorniamo ai fatti di ieri.
Voglio subito dire che non sono tra coloro che gridano “alla forca!” per queste persone che, pedinate e filmate fin da gennaio, sono state si, beccate con le mani nel sacco, ma hanno pur sempre famiglia e adesso rischiano seriamente di perdere il posto di lavoro. E per loro sarà veramente dura.
Certamente, se fosse così, verrebbero sostituiti da altrettanti disoccupati (almeno si spera) che lavorerebbero di più, con più valore e con  positive ricadute sull'efficienza della macchina amministrativa comunale di Pedace. Questo è indubbio.
Ma è giusto dare la croce addosso solo a loro?
Non credo proprio.
Proviamo a fare alcune considerazioni.
La prima che mi viene spontanea è che gli undici arrestati, non  sono certo i soli e gli unici, nel panorama amministrativo italiano, che approfittano della situazione lucrando su straordinari, assentandosi ingiustificatamente, imbrogliando sulle ferie, sui rimborsi, sugli orari. 
La macchina amministrativa NAZIONALE, non certo solo locale, pullula di questi episodi. Ed anche di molto più gravi e dannosi.
Questa prima considerazione non è certo una giustificazione per queste persone ed il loro comportamento esasperante (tanto da indurre i cittadini a denunciarli). Non è il consueto “così fan tutti” e quindi un comportamento da considerare quasi lecito. Assolutamente. Ma è il sintomo di un “modello culturale” e comportamentale generalizzato, figlio esclusivo della selezione malata, politica, del personale amministrativo, che assomma (nella maggioranza dei casi) deficit di competenze e motivazioni etiche a mancanza di controlli.
Il concetto di “cosa pubblica” nel senso comune è stato completamente distorto. I dipendenti pubblici non hanno mai visto nel proprio lavoro un servizio, una funzione a vantaggio dei cittadini (e quindi di se stessi), bensì solo il “posto fisso”, “le sei ore lavorative”, i vantaggi e le sicurezze contrattuali, quasi uno status sociale di privilegio a prescindere . Tutto insomma di personale, niente di PUBBLICO. E i meccanismi di selezione clientelare della classe burocratica italiana non hanno certo tenuto a freno questa deriva etica. Il posto pubblico pochi se lo sono sudato, pochi hanno lottato per averlo ed il più delle volte è frutto di un favore, di uno scambio, di una promessa elettorale mantenuta. E così la funzione pubblica, perde completamente di senso. Anche perchè, soprattutto in quei casi esplosi negli scandali, chi ha preso il posto pubblico, nelle amministrazioni locali (che siano regionali, provinciali o comunali non importa), il più delle volte non è nemmeno competente per le funzioni che svolge. E le inefficienze e gli sprechi, in questo circolo vizioso, si moltiplicano esponenzialmente.
E' o non è così? E' vero o non è vero che, soprattutto negli anni '80, con l'ampliarsi delle funzioni della macchina burocratica statale (le regioni furono istituite nei primi anni '70) l'esplosione delle assunzioni fu un fenomeno che favorì clientelismo, inefficienze, sprechi, creazione di enti inutili, strutture malfunzionanti?
E' indubbio.
Ma è una caratteristica storicamente ricorrente e individuabile anche prima di questo periodo. Tant'è che a lagnarsi di casi di malfunzionamento, malversazione, clientelismo e assenteismo furono gli stessi Giolitti e Mussolini. Salvo poi denunciare populisticamente le “mele marce”, ma favorire a man bassa la nomina politica della (e i privilegi accordati alla) “classe burocratica” italiana (da allora fino agli anni '90 in costante ascesa, sociale e di consistenza numerica).
Tutto questo per dire che non è che si scopre “lo scandalo degli scandali” a Pedace, oggi. Ma solo l'ennesimo episodio di malfunzionamento, gestione superficiale, perfettamente contraria allo spirito pubblico che dovrebbe informare i comportamenti e le condotte di tutti i dipendenti del settore pubblico del paese.
Quindi niente di nuovo sotto il sole.
Quello che emerge però in questo episodio deplorevole, non è certo solo la responsabilità di chi è stato colto con le mani nel sacco. Perchè se esiste una responsabilità personale (e pagheranno pesantemente per questo), ne esiste anche un'altra, che è pienamente ed eminentemente politica.
L'amministrazione comunale di Pedace, vale a dire la classe politica eletta democraticamente per amministrare la funzione pubblica, mentre queste persone si esibivano in una tale curiosa quanto drammaticamente comica forma di “amministrazione creativa”, lor signori, e penso ad assessori, sindaco, vice-sindaco e consiglieri, dov'erano? Di cosa si occupavano? Come valutavano il lavoro dei propri uffici? Come valutavano i resoconti dei vari responsabili di servizio o dei dirigenti comunali? Li ricevevano? Li pretendevano? Non hanno mai sentito o raccolto alcuna lamentela?
Possibile?
Domande retoriche. Fatte di quella amara retorica di chi, da cittadino che paga le tasse, pretenderebbe comportamenti di un certo tipo.
Pertanto credo che la responsabilità della “parte politica” in questo come in altri scandali simili, sia eticamente e amministrativamente maggiore.
Il problema dunque è politico.
Ed è un problema che investe nella sua totalità la classe politica italiana, con il contagio dell'illiceità che ammorba tutti i gangli della gestione della cosa pubblica, dai vertici fino alla base.
Quale esempio dovrebbero rappresentare, per qualsiasi dipendente pubblico, le “scorrerie piratesche” di questa classe politica a tutti i livelli? Quale motivazione di etica pubblica dovrebbe trasmettere una classe politica che adotta pratiche clientelari, di malversazione, tangentizie, di manipolazione nell'assegnazione di appalti, di favoritismo politico, di collusione mafiosa? Quale esempio di zelo lavorativo dovrebbero fornire le nostre classi politiche ai dipendenti pubblici se già ai massimi livelli, in Parlamento, assistiamo a forme spudorate di assenteismo e improduttività?
Non dico che nel caso specifico dell'amministrazione di Pedace ci troviamo dinnanzi a furfanti di bassa lega. Probabilmente, come nel caso degli stessi dipendenti, ci si trova dinnanzi a brave persone.
Brave persone però che NON SANNO cosa sia l'etica pubblica, il rispetto dei cittadini, delle regole, dell'assunzione di responsabilità iscritta nel proprio ruolo pubblico.
E a fronte di una amministrazione che, nonostante l'evidenza dell'inefficienza e dell'assenteismo, non abbia preso alcun provvedimento o addirittura non si sia accorta di niente, delle due l'una, o ci troviamo dinnanzi a dei perfetti incapaci a svolgere un ruolo e una funzione amministrativa, o ci troviamo dinnanzi ad una manica di assenteisti a cui certamente i dipendenti si sono ampiamente ispirati. In entrambi i casi, questi signori, dovrebbero gentilmente togliere il disturbo.
E a pretenderlo dovrebbero essere proprio quegli stessi cittadini che, votandoli, avevano loro accordato fiducia e risposto speranza nelle loro capacità.
La funzione primaria di una amministrazione eletta democraticamente è quella di assicurare l'efficienza della macchina burocratica, degli uffici e dei servizi ad essa connessi. Senza questa precondizione, qualsiasi progettualità di sviluppo del territorio, qualsiasi proposta, azione o condotta politica NON hanno assolutamente possibilità di venir realizzate, o quantomeno non nella maniera in cui siano in grado di assicurare il massimo beneficio ai cittadini, che, in quanto destinatari delle politiche ed usufruitori (paganti) dei servizi, hanno tutto il diritto affinché i propri eletti, garantiscano primariamente questo aspetto.
Lo scandalo di Pedace dunque è innanzitutto uno scandalo politico, l'ennesimo delle nostre classi dirigenti, figlie di una cultura nazionale e di un senso comune che hanno visto, nel tempo, relegare la funzione pubblica a semplice strumento di guadagno personale, di acquisizione di status, di speculazione, di rendita di posizione.
Una cultura generale deleteria che spolia del proprio significato fondamentale il concetto di PUBBLICO, di funzione pubblica, di cosa pubblica, di bene comune, agevolando in modo diretto e indiretto tutti i pescecani, piccoli e grossi, che dal settore pubblico vogliono trarre solo vantaggio personale.
Ma è questa “cultura”, in modo ancora più pericoloso e deleterio, che favorisce quel concetto ormai entrato a far parte del senso comune in cui pubblico significa marcio. Ed è proprio attraverso questo meccanismo che i grandi poteri finanziari (privati), ottengono, ormai dagli anni '90, il beneplacito dei cittadini alle loro politiche di conquista e di appropriazione dei settori strategici del sistema pubblico del nostro paese.


(Francesco Salistrari)

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