mercoledì 5 dicembre 2012

Assicurazione obbligatoria per i rischi climatici.


di Italo Romano
Sarà vietato costruire case e imprese in aree a rischio idrogeologico molto elevato[1]. E’ una delle azioni prioritarie contenute nella bozza sulle “Linee strategiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio“[2] che il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha inviato al Cipe, almeno è quanto riporta l’ANSA.
Fin qui nulla da eccepire. Anzi, direi niente di nuovo, in quanto tale provvedimento andrà ad arricchire[3] il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI)[4], dove vengono classificate le zone in base al rischio ambientale.
E poi, diciamoci la verità, ci sono case a sufficienza per tutti e il mercato immobiliare potrebbe risorgere a nuova vita con un piano nazionale di ristrutturazione e messa in sicurezza. Ci sarebbe lavoro per un centinaio di anni e per milioni di persone e non avremmo più nessuna necessità di consumare il territorio, devastandolo a colpi di grigio cemento.
Utopia. Viviamo nella mercatocrazia, nell’era dell’edonismo e dello spreco compulsivo. La tematica ambientale, per la sua capacità di smuovere le atrofizzate corde emotive di questa malata società, è spesso usata come cavallo di troia per scardinare e imporre prassi ultraliberiste nel quotidiano vivere dei singoli cittadini.
Difatti, sempre nella su detta bozza, sarebbe contenuto l’introduzione di una assicurazione obbligatoria per coprire i rischi connessi ad eventi climatici estremi su beni e strutture sia dello Stato sia dei privati.
Il sistema non vuole soluzioni. Quello che è fondamentale è risolvere il problema solo temporaneamente, in modo tale che lo stesso problema, dopo poco, si ripresenti in tutta la sua tragicità, per poi imporre, magari in stato di emergenza, nuovi rimedi, sempre più invasivi e meno risolutivi, ma che ingrassano gli ingranaggi di questo sistema bestia.
E’ l’economia, anzi l’ideologia neoliberista, che riduce tutto a mero guadagno. Il fine è il guadagno e non la soluzione.
La soluzione è la fine del guadagno.
E’ severamente vietato anche solo pensare di risolvere definitivamente un problema.
Se si abbassano al minimo i rischi idrogeologici, addio decreti d’emergenza e addio all’ingrasso spropositato dei soliti noti che speculano sulle tragedie e sulla vita di migliaia di persone.
Così introducono l’assicurazione obbligatoria per tutte le proprietà. Lo fanno per noi, per la nostra tranquillità e per garantirci un futuro sereno anche nella cattiva sorte.
Quindi c’è da mangiare anche per il comparto assicurativo, fratello minore del più poderoso e insaziabile sistema bancario. I due poteri finanziari sono intrecciati e lo si evince semplicemente spulciando le liste di azionariato e gli elenchi dei consigli di amministrazione.
Potete vedere voi stessi cliccando sui siti delle maggiori compagnie assicurative italiane.
L’ambiente ancora una volta viene sfruttato ad uso e consumo del potere sistemico. E’ una macchina da soldi!
Nessun cenno alle case ecologiche passive, ai sistemi energetici alternativi, al ripristino del territorio con pratiche di selvicoltura,  di rimboschimento, di permacultura, alla prevenzione delle calamità naturali e, come già accennato, ad un riammodernamento e messa in sicurezza del patrimonio edilizio già esistente.
Ah, dimenticavo, queste sarebbero una serie di soluzione integrate atte a risolvere in modo concreto tantissimi problemi della società moderna.
A noi serve altro, dobbiamo salvare l’economia!
 
Approfondimenti:
[2] Sarà creato un fondo per finanziare la tutela del territorio, che sarà alimentato, per circa 500 milioni, con il 40% dei proventi derivanti dalle aste dei permessi di emissione di gas serra (che dall’inizio del 2013 saranno a pagamento) e con «un prelievo, determinato annualmente, su ogni litro di carburante consumato fino al raggiungimento di 2 miliardi all’anno», ma non con l’aumento di accise. [fonte: Corriere] ;
[3] vengono attivate le Autorità distrettuali di bacino idrografico, le quali da sei anni avrebbero dovuto sostituire le vecchie Autorià di bacino soppresse dalla legge 152 del 2006; inoltre, divieto immediato di abitare o lavorare nelle zone ad altissimo rischio idrogeologico. [fonte: L'Unità] ;




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