martedì 23 ottobre 2012

Solo fuffa e pan bagnato.



“L'Europa dei popoli”.
Una locuzione che già da diversi anni è entrata a far parte del lessico politico di chi, pur appoggiandola nei fatti, “critica” l'impalcatura europea dei Trattati e della moneta unica.
Una locuzione di “sinistra” che nasconde, come la sporcizia sotto un tappeto, tutti i nodi cruciali, le disparità, le imposizioni, i danni e le ferite, che sottendono e sono intrinsecamente e indissolubilmente legate all'idea di Unione Europea fin dai suoi prodromi.
Si perchè questi signori di sinistra che parlano di “Europa dei popoli” o di “Sogno Europeo”, hanno corta memoria e dimenticano completamente cosa è stata e a cosa è servita e chi l'ha voluta l'Unione Europea, fin dagli anni immediatamente successivi al dopoguerra. Ed all'interno di questo “vuoto di memoria storica” giustificano e avallano un progetto profondamente anti-democratico e soprattutto classista.
I “narcisi” della sinistra di oggi, i vari Renzi, i vari Vendola possono anche fare del populismo un'arte (salvo poi scagliarsi contro i populismi ad essi avversi, come quello di Grillo), ma non possono nascondere e non possono negare le immani responsabilità della politica del centrosinistra italiano nelle dinamiche della crisi che ci ha portato al baratro che oggi ci troviamo, come paese e come Sud Europa, a dover guardare nostro malgrado. E il populismo può anche essere efficace per qualche tempo, anche se solo dal lato elettorale, ma non può certo cancellare e nascondere gli effetti profondi, tangibili, sull'economia reale che il disegno europeo ed il capitalismo in quanto sistema dominante, hanno prodotto e produrranno.
Se ormai il PD rappresenta in Italia l'ala più “credibile” della finanza mondiale e i suoi esponenti più in vista (su tutti Letta e D'Alema) vengono accolti nei “circoli elitari” dove le politiche mondiali (ed europee) si decidono davvero, appare incomprensibile dall'altro lato la deriva ideologica, morale, politica di SEL e del suo decurione Vendola. Incomprensibile certo a chi vive d'idealismo, non certo di pragmatismo politico. Perchè la politica di SEL non si discosta di una virgola da quella dell'allora (“ei fu”) Rifondazione Comunista. Già allora infatti se a parole si osteggiava l'integrazione Europea e si mettevano in discussione i Trattati, pur tuttavia il partito “operaio” faceva parte a pieno titolo del Governo che ha decretato l'ingresso dell'Italia in Europa e nell'euro. Ed è davvero triste sentir parlare oggi gli “irriducibili” rifondaroli argomentando che “furono loro a far cadere Prodi, attirandosi le ire di tutto il popolo antiberlusconiano”. Peccato che nell'analizzare questa parziale verità, ci si dimentica di dire come, nel frattempo, il succitato Governo Prodi aveva già esaurito la sua funzione storica: introdurre la flessibilità e la precarietà del lavoro (Paccetto Treu), la riforma della scuola (Berliguer), una parte consistente delle privatizzazioni (comprese le Banche), l'ingresso nell'euro, la sottoscrizione del Trattato di Maastricht. Non a caso fu il 4° governo più longevo della storia repubblicana! E cadde sulla “Finanziaria”, non certo sull'euro e sulle privatizzazioni.
Basta dire questo per far comprendere quanto asservita ed ideologicamente subalterna sia diventata la sinistra italiana rispetto al liberismo imperante.
La deriva del PD non è certo una novità, né tantomeno un episodio di cui rimaner esterrefatti, al contrario! E' l'epilogo naturale della “svolta della bolognina” dove non vennero solo abbandonate le insegne del “socialismo reale” (tra l'altro fino a qualche anno prima difese a spada tratta e acriticamente), venne abbandonata completamente quella funzione storica di rappresentanza delle istanze della classi subalterne italiane, dei ceti medio-bassi, dei lavoratori. Ed oggi l'evoluzione (sic!) del partito ci riconsegna una formazione politica che sulle questioni fondamentali non propone nulla di diverso da qualsiasi altro schieramento liberista, liberale e filo-capitalista.
E quindi ecco dove si innesta l'Europa dei popoli!
Una locuzione che giustifica agli occhi di grandi masse tutto il disegno elitario, globalista, antidemocratico, classista che è l'Unione Europea e la sua funzione internazionale (guerre, WTO, ONU ecc).
La politica diventa mercato essa stessa, dove gli attori si vendono al miglior offerente. E la sinistra, in questa miopia subalterna alle classi dominanti, ha svenduto se stessa, la sua anima, la sua funzione storica, il suo significato esistenziale.
Con essa le masse di elettori, di sostenitori, di attivisti e di giovani che lavorano inconsapevolmente ad un disegno che li vede sudditi, schiavi di un sistema che nelle proprie convinzioni dicono di voler combattere, che mette in discussione i principi stessi del loro agire politico e sociale, che distrugge le garanzie e le conquiste sociali della sinistra storica italiana e del movimento operaio e studentesco, che impronta il paese ad una maggiore stratificazione sociale, ad un maggior accentramento della ricchezza, che mette in discussioni le basi stesse della democrazia e della partecipazione popolare.
Che svilisce, in un unico termine, il principio della Sovranità Popolare, cardine e fondamento della democrazia in quanto tale.
L'illusionismo di massa operato da questo moribondo ideologico che chiamano PD, o dal populismo elettoralistico di SEL, dall'incapacità di PdCI e Rifondazione Comunista a proporsi come alternativa reale, suonano le campane a morto per la sinistra partitica tradizionale e per il compito che la storia imporrebbe a queste formazioni politiche.
Se la coscienza sociale saprà sganciarsi da questa mistificazione collettiva, probabilmente i disegni elitari sottesi alla costruzione europea troveranno un avversario molto potente: un popolo che si autorganizza, che pretende ed ottiene spazi politici fin'ora preclusi, che sappia elaborare alternative sistemiche valide e condivise, che sappia giocare un ruolo realmente difensivo contro il movimento disgregatore in atto attraverso questa crisi e i suoi sviluppi politici.
Il destino dei popoli europei non si gioca sul terreno di “illusioni unitarie” senza senso storico e culturale, ma intorno ad un progetto realmente anticapitalista capace di mettere in discussione l'esistente e che miri alla vera emancipazione dell'umanità dalla schiavitù del denaro, del lavoro, della fame, dello sfruttamento, dell'inquinamento, della distruzione di culture, vite umane, ambientale.
Il resto è fuffa e pan bagnato.


(Francesco Salistrari)

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