martedì 9 ottobre 2012

La politica egemonica statunitense.



A CURA DI DIMIYTI CUDAKOV*
globalresearch.ca



Pravda.Ru ha intervistato Paul Craig Roberts, economista americano che in passato è stato Segretario Aggiunto al Dipartimento del Tesoro nell’amministrazione Reagan e fondatore della Reaganomics, – le politiche economiche promosse dall’allora Presidente Ronald Reagan negli anni ’80.
Abbiamo chiesto al Dr.Roberts di condividere le sue opinioni sulle questioni interne ed esterne degli Stati Uniti.

Pravda.Ru: Dr. Roberts. Lei è conosciuto in Russia come ideatore della Reaganomics, che aiutò il paese a superare la stagflazione di quegli anni. Quali erano gli aspetti chiave di quelle politiche e come ne valuta i risultati oggi? La sua fede nel mercato libero si è affievolita?

Paul Craig Roberts: Mercato libero significa la libertà dei prezzi di adeguarsi alla domanda e all’offerta. Non significa l’assenza di regolamentazione dei comportamenti umani.
La Reaganomics era un termine politico per indicare un’economia basata sull’offerta, un nuovo sviluppo delle teorie economiche. Nel mondo occidentale dopo la seconda guerra mondiale, i governi utilizzarono la politica economica Keynesiana basata sulla domanda per controllare e per promuovere l’occupazione. John Maynard Keynes fu l’economista inglese che attribuì la causa della Grande Depressione occidentale all’insufficiente domanda aggregata necessaria per mantenere occupazione e prezzi stabili.

La gestione keynesiana della domanda si basava sui deficit di bilancio dei governi su una “facile” politica monetaria (creazione del denaro) per stimolare la domanda di beni e servizi. Per controllare l’inflazione derivante da un’eccessiva domanda, si utilizzava un alto tasso d’imposizione fiscale per ridurre i redditi in eccesso.

Il problema fu che gli alti tassi d’imposizione fiscale sul reddito resero il tempo libero poco costoso in termini di perdita di utili derivanti dal non lavoro, e resero i consumi poco costosi in termini di utili futuri derivanti dalla riduzione del risparmio e degli investimenti.

In altre parole, gli alti tassi d’imposizione fiscal resero il tempo libero e i consumi poco costosi in termini di reddito mancato, sia presente sia futuro. Quindi la forte pressione fiscale depresse l’offerta di lavoro e di capitali.

Usando la percentuale inglese del 98% d’imposizione fiscal sui redditi da investimenti (pre-Thatcher) l’economista premio Nobel Milton Friedman illustrò il problema con questo esempio. Immagina di essere un inglese con 100,000 dollari. Li investiresti per redditi futuri o ci compreresti una Rolls-Royce e ti godresti la vita? Il vero prezzo della Rolls-Royce (o di una Bentley o Ferrari o Maserati) non è il prezzo d’acquisto. Il prezzo della macchina esotica è il mancato reddito per non aver investito i 100.000 oggi.

Supponi di poter guadagnare il 10% dei 100.000 dollari. Il costo dell’acquisto della macchina di lusso sarebbe quindi di 10.000 dollari l’anno. Ma dopo aver pagato le relative tasse (98%) la macchina costerebbe solo 200 dollari l’anno, un prezzo quindi decisamente irrisorio.

Lo stesso esempio vale per il lavoro e il reddito da lavoro. A causa degli alti tassi d’imposizione fiscale, molti professionisti, come i medici per esempio, chiusero i loro studi di venerdì pomeriggio per andare a giocare a golf.

Cambiando il mix di politica, cioè applicando una stretta alla politica monetaria e riducendo le aliquote fiscali (le aliquote sull’aumento dei redditi) la politica economica dalla parte dell’offerta di Reagan permise all’offerta aggregata di crescere nuovamente. Di conseguenza la produzione aumentò in proporzione alla domanda e l’inflazione decrebbe.

Questa politica basata sull’offerta fu il primo importante passo positivo di Reagan nel processo di porre termine alla guerra fredda con l’Unione Sovietica.

Finché l’economia statunitense fosse stata afflitta dalla stagflazione e dall’aumento della disoccupazione e dell’inflazione, l’Unione Sovietica avrebbe assistito al fallimento non solo del comunismo ma anche del capitalismo. Ma quando Reagan rimediò al problema economico, il governo Sovietico barcollò nella sua certezza di poter battere l’avversario nella corsa gli armamenti. 

Il secondo passo avanti di Reagan sarebbe stato quello di portare il governo Sovietico al tavolo dei negoziati e porre fine alla guerra fredda. Questa guerra rappresentava un enorme costo economico per entrambe le due società e c’era sempre l’incognita di un possibile conflitto nucleare, cosa che avrebbe addirittura cancellato il genere umano dalla faccia del pianeta. Gorbaciov, persona intelligente e pienamente cosciente dei rischi in ballo, arrivò a un accordo con Reagan.

Questo fu certamente un grande traguardo per gli Americani e per i Russi. Amicizia e cooperazione finalmente possibili. Ma non doveva durare molto. Il successore di Reagan approfittò della buona fede tra i due paesi che Reagan e Gorbaciov avevano creato, per imporre la supremazia nel mondo.

D: Negli anni ’80, cavalcando il ristabilito potere economico degli Stati Uniti, Reagan riuscì a convincere il governo sovietico terminare la Guerra Fredda. Tutti quegli accordi, come lei dice, furono vanificati dai successori di Reagan. 
La Russia ha un’opinione del tutto differente su Reagan. I Russi pensano a lui come l’uomo che ha ripreso la corsa agli armamenti, progettato lo scudo spaziale e “debellato il cancro del comunismo”, essendo riuscito a convincere (o corrompere?) Gorbaciov alla cooperazione. Forse che anche lui dovrebbe far parte della lista dei responsabili dell’attuale “idiotismo” americano?

R: Reagan non era un membro del sistema Repubblicano. Lui sconfisse il candidato del sistema, George H. W. Bush (padre di George W. Bush) alla nomination presidenziale repubblicana. Puntando sia sugli elettori democratici sia sui repubblicani, Reagan ebbe una grandissima vittoria elettorale. 

Aveva due obiettivi: uno era quello di sconfiggere la stagflazione, l’altro era di porre fine alla Guerra Fredda. Non gli importava molto di altro. La “corsa agli armamenti” e le “guerre stellari di difesa con i missili antibalistici” non erano reali. Erano semplicemente “minacce” utilizzate per indurre Gorbaciov a negoziare la fine della Guerra Fredda. A differenza dell’attuale Partito Repubblicano, Reagan voleva la pace, non la guerra.

Dico questo perché quando riuscii a far adottare la nuova politica economica che curò la stagflazione, il Presidente Reagan mi mise a capo di una commissione presidenziale super-segreta con poteri di controllo addirittura sulla CIA.

La CIA si oppose al tentativo di Reagan di mettere fine alla Guerra fredda, come anche fece tutto l’apparato militare e d’intelligence su cui il Presidente Dwight Eisenhower mise in guardia il popolo americano nel suo ultimo discorso alla Nazione. La fine della guerra fredda metteva a rischio i profitti delle potenti industrie belliche e il potere della CIA. La CIA disse che l’Unione Sovietica avrebbe vinto la corsa agli armamenti, perché l’ Unione Sovietica aveva il controllo totale degli investimenti, diversamente dagli Stati Uniti, e poteva quindi stanziare l’intero PIL dell’Impero Sovietico per scopi militari. La commissione segreta creata da Reagan fermò la CIA.

Sono stato membro del programma US-USSR di scambio studentesco con l’Unione Sovietica nel 1961 e avevo avuto modo di osservare la situazione. Nel mio primo libro (1971) diceva che l’economia sovietica aveva fallito. Quando, decenni dopo, parlai all’Accademia Sovietica delle Scienza a Mosca nel 1989 e nel 1990, i membri dell’Istituto Economico mi portarono delle copie del mio libro perché gli facessi l’autografo. Ed io che pensavo che in Unione Sovietica ci fosse ancora la censura… L’Unione Sovietica crollò tre anni dopo che Reagan lasciò l’incarico presidenziale. Fu una sorpresa per noi che avevamo aiutato Reagan a mettere fine alla Guerra Fredda e neutralizzare la minaccia della guerra nucleare.

Io e altri sostenitori di Reagan ci opponevamo all’espansione della Nato fino ai ridotti confini della Russia. Quello che il mondo sembra ignorare è che il crollo dell’Unione Sovietica scatenò negli Stati Uniti una nuova, pericolosa ideologia conosciuta come “NeoConservativismo”.

D: Lei ha scritto che “il folle e criminale governo di Washington, non importa se Democratico o Repubblicano, e quale che sia l’esito delle prossime elezioni, è la peggior minaccia alla vita sulla Terra mai esistita”. Come descrive questa minaccia, in che consiste e chi la rappresenta in particolare negli Stati Uniti? 

R: La minaccia è l’ideologia neoconservativa, scatenata dal crollo Sovietico. E’ una forma di Marxismo in cui, invece del proletariato, chi vince alla fine della storia è il “capitalismo democratico” americano. Gli americani sono “indispensabili”, gli Stati Uniti sono la nazione “indispensabile” con il diritto di stabilire la propria egemonia in tutto il mondo. Adolf Hitler chiamò questa cosa “Superiorità Ariana”. Ora è Washington che afferma la superiorità. L’ideologia neoconservativa minaccia il mondo di una guerra nucleare.

D: Che ne pensa della legge Russa secondo cui i partiti politici fondati dall’estero dovrebbero essere definite “agenti stranieri”?

A: Gli Stati Uniti hanno leggi che richiedono a soggetti stranieri di registrarsi come “agenti stranieri”. Questa legge non si applica sempre ai gruppi delle lobby israeliane, come ad esempio l’AIPAC.

Negli Stati Uniti non ci sono partiti politici fondati da soggetti stranieri. Una cosa del genere non sarebbe consentita. Sarebbe considerato alto tradimento. Quello che stupisce è che il governo Russo ha permesso per vent’anni alla sua opposizione politica di essere fondata da Washington e ancora oggi lo permette, a condizione che si registri come agente americano. La capacità di Washington di fondare l’opposizione politica al governo Russo, organizzare gruppi di protesta (forse anche Pussy Riot), dà a Washington libero accesso alla destabilizzazione in Russia.

D: Che ruolo hanno negli USA le cosiddette organizzazioni non governative? Ad esempio il National Endowment for Democracy?

R: Le ONG non hanno alcun ruolo negli USA. Sono invece utilizzate da Washington per interferire nelle questioni interne di altri paesi, come ad esempio finanziando e organizzando “rivoluzioni di colore” in Georgia e Ucraina. Il National Endowment for Democracy è il principale finanziatore dell’opposizione politica e di gruppi di protesta in paesi con governi avversari di Washington. Nonostante il suo scopo originario, il National Endowment for Democracy si è trasformato in un agente dell’egemonia statunitense.

D: Lei ha scritto molto sulla vicenda Pussy Riot. Ha detto: “Sono stati brutalmente ingannati e usati dalle ONG finanziate da Washington infiltrate in Russia.” Quali sarebbero i motivi di un simile attacco? 

R: Potrebbe anche essere che le accuse di Pussy Riot alla giustizia del governo russo siano proteste indipendenti. Ma è anche vero che potrebbero essere state benissimo provocate e finanziate da Washington. In ogni caso, ciò che conta è il risultato. E il risultato è che la controversia su Pussy Riot ha spostato l’attenzione pubblica dalle azioni distruttive statunitensi in Siria alla figura di Putin, “il soppressore del libero pensiero”. E’ una follia per i Russi allearsi con la propaganda Americana contro il loro stesso governo. Se questa follia continua, la Russia finirà con il diventare un altro stato-fantoccio degli USA.

D: Se una cosa come quella di Pussy Riot avvenisse in America, in un luogo d’importanza nazionale, come reagirebbero il governo e l’opinione pubblica? Che cosa dice la gente comune dello scandalo Pussy Riot in Russia?

R: L’americano medio non sa niente di Pussy Riot. Nonostante la propaganda di Washington, la maggior parte degli americani non ha per niente seguito la vicenda. L’importanza della propaganda di Washington nel caso Pussy Riot consiste nell’invio di un segnale agli stati europei “fantoccio” di Washington, che la Russia va demonizzata per essersi opposta alle azioni distruttive americane in Siria e Iran. Sono stati i Russi e i Cinesi che hanno bloccato la risoluzione dell’ONU che avrebbe consentito un’apertura della NATO per il bombardamento della Siria, come avvenuto in Libia. Invece di essere lodata per il suo interesse per le vite umane, i diritti umani e le leggi internazionali, la Russia è stata condannata.

Le conseguenze di un’azione come quella di Pussy Riot in USA varierebbero secondo le leggi statali e locali. Dipenderebbero anche dal luogo dove l’azione avvenisse. Ad esempio, una sinagoga ebraica: il Dipartimento di Giustizia Americano potrebbe dichiararla un’azione criminale di odio razziale o una forma di discriminazione contro una “minoranza protetta” e farne un caso federale.

D: Lei ha scritto che il Governo USA era ben determinato a portare la Guerra su tre fronti, Siria, Libano e Iran – nel Medio Oriente, Cina – nell’Estremo Oriente e Russia – in Europa. Il paese si trova in condizioni finanziarie tali da potersi permettere una cosa del genere? 

R: Gli USA sono in bancarotta. Il dollaro, però, è sempre la valuta delle riserve mondiali. Questo significa che gli USA possono emettere denaro per pagare i conti. Finché il mondo accetterà il dollaro come valuta delle riserve, gli USA potranno continuare le loro guerre.

D: Avendo una condizione insulare, gli USA intervengono in altri paesi sperando che la Guerra non arrivi mai nel suo territorio. Gli USA spendono molte più risorse per la difesa delle sue basi in Europa e nel Medio Oriente che per la difesa dei suoi confini. Forse la Russia dovrebbe attivarsi per spostare la minaccia un pò più vicina ai confini statunitensi, dispiegando un sistema missilistico mare-terra vicino alle coste di un paese latino-americano amico…

R: Come il Presidente Reagan, io sono per la pace. Credo che gli americani, i russi, i cinesi, gli iraniani e tutti gli altri dovebbero spendere le proprie risorse per riuscire a vivere in pace, senza cercare di dominare gli altri. Credo che Washington stia costringendo la Russia e la Cina a utilizzare le proprie risorse per scopi di difesa militare, risorse che potrebbero essere meglio utilizzate per favorire lo sviluppo economico e la protezione dell’ambiente.

Sono convinto che la voglia di supremazia mondiale di Washington stia portando il mondo verso la guerra nucleare. Non so proprio come potranno rispondere i governi russo e cinese a questa voglia di egemonia globale.

D: Cosa ferma la Russia e la Cina dall’unirsi per opporsi agli USA?

R: A questa domanda proprio non so rispondere. Forse il sospetto reciproco, come il sospetto tra Sunni e Shia che permette agli USA di dominare il Medio Oriente. 

D: Lei ha detto che gli Stati Uniti sono uno stato di polizia, instauratosi nel nome della mistificazione della “guerra al terrore”. Può dare una spiegazione chiara su ciò che sta facendo l’America-Grande Fratello? 

A: Il regime Bush/Cheney fece il primo sfondamento con la legge PATRIOT, che aggredì la Costituzione americana e negò diverse libertà civili agli americani. Il regime di Bush stabilì che il presidente non doveva obbedire alle leggi statutarie degli Stati Uniti, come la Legge di sorveglianza sull’intelligence straniera, secondo cui è necessario un mandato giudiziario per spiare i cittadini americani. Il Presidente Bush infranse la legge, quindi commise un crimine, ma non e’ mai stato perseguito per questo. 

Bush ha affermato e istituito chiaramente il potere di negare le norme costituzionali, come l’habeas corpus, condannando quindi i cittadini americani alla “detenzione astratta”, senza traccia di prove o di processo alcuno. Non è stato fatto niente per impedire questa violazione dell’ordine costituzionale. Il Presidente Obama ha dichiarato di avere il potere di arrestare i cittadini americani anche solo su basi di sospetto, senza prove materiali e senza giusto processo. Queste sono le misure di polizia più estreme mai prese ai nostri giorni. Il Dipartimento della sicurezza interna ha annunciato che ha spostato l’attenzione dal terrorismo musulmano agli “estremisti interni”, termine indefinito. Recentemente il Dipartimento ha acquistato più di un miliardo di set di munizioni, come i proiettili a punta cava, tanti da poter sparare più volte a ognuno dei cittadini americani tutti insieme. C’e’ giunta anche voce che sono stati costruiti campi di detenzione, “destinati all’uso in caso di evacuazione per uragani”. Il Congresso e i media non si stanno ponendo alcun interrogativo su questa faccenda. 

D: Il Presidente Barack Obama ha detto che uno dei principi necessari per riprendere i colloqui di pace tra Israele e Palestina era il ripristino dei confini del 1967. Come gli ha permesso la lobby ebrea di dire una cosa del genere?

R: Il Presidente Obama è stato definito dal Primo Ministro Israeliano Netanyahu e dalla Lobby Ebrea come “tiepido amico” d’Israele, perché ancora non ha sferrato nessun attacco militare all’Iran. Obama, forse credendosi davvero il presidente dell’unica superpotenza mondiale e non il fantoccio del primo ministro israeliano, ha reagito agli attacchi dell’ala destra del governo d’Israele. Il riferimento di Obama ai confini del 1967 era il suo modo di dire al governo israeliano che stava un po’ forzando la mano, che stava esagerando.

D: Lei considera che il problema più grave dell’economia statunitense è il trasferimento della produzione in Cina. Se le venisse chiesto di diventare consigliere del presidente, quale sarebbe il suo piano tirare fuori gli USA dalla crisi?

R: Non mi è più permesso di essere consigliere del presidente USA. Dall’amministrazione Clinton, gli unici consiglieri ammessi sono quelli che mentono per il governo. Io questo non lo posso fare. Non sono tanto sicuro che l’America riuscirà ad uscire dalla crisi. Gran parte delle produzioni americane sono state trasferite all’estero per aumentare i profitti, i benefit di performance dei dirigenti e le cedole degli azionisti. Gli USA hanno perso catene di produzione chiave, infrastrutture industriali e la preparazione di operai specializzati. In teoria, gli USA potrebbero riportarsi a casa le loro imprese tassando i loro profitti secondo la localizzazione geografica del valore aggiunto al prodotto. Se il valore viene aggiunto all’estero, in Cina o India per esempio, la percentuale fiscale dovrebbe essere alta. Se il valore è aggiunto in “patria”, la percentuale sarebbe di meno. Gli USA potrebbero anche ricorrere alle tariffe protette, quelle che in passato gli permisero di diventare una potenza economica. Questi cambiamenti sarebbero difficili da applicare poiché non incontrerebbero il favore dell’1% degli interessati. Gli Stati Uniti oggi sono governati da un’oligarchia d’interessi privati. Il governo Americano non è del tutto indipendente dai gruppi di potere che finanziano le campagne politiche. Gli Stati Uniti hanno smesso di essere una democrazia durante l’amministrazione Clinton.


*titolo originale: "Finchè il dollaro resterà la valuta delle riserve, gli USA continueranno le loro guerre".

letto e condivido da: www.comedonchisciotte.org

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