lunedì 24 settembre 2012

Un insegnamento dimenticato.


Riprendo questa bellissima lettera del 1854 del Gran Capo Indiano "Seattle" all'allora Presidente degli Stati Uniti d'America. Una lettera la cui l'attualità è talmente schiacciante da sembrare un falso, da sembrare quasi impossibile che sia stata redatta più di 150 anni fa. E le parole del "Capo Indiano" stanno lì a riecheggiare nella coscienza di ognuno di noi da allora, sopite, sepolte, offuscate dalla scintillante livrea del mondo del capitalismo, dalla tecnologia, dallo sviluppo della tecnica, del consumismo sfrenato e ammorbante. Eppure sotto quella livrea si cela proprio il peccato originale del sistema dominante: la mercificazione della natura, dell'uomo e del denaro. I tre pilastri su cui poggia e da cui non può prescindere il capitalismo per funzionare. 
E' utile rammentare quanto lontane siano state le civiltà native americane dallo spirito "occidentale" dominatore, imperialista, mercantilista che governa lo spirito dell'uomo oggi tanto quanto le sue relazioni sociali. E' utile ricordare quanto sia stato deleterio per la crescita culturale del "nostro mondo" sopraffare e cancellare quelle culture dalla storia, relegandole là dove per il profondo rispetto nei confronti del creato che cullavano, non meritavano certo di essere relegate.
Questa lettera è l'insegnamento perduto di un popolo ad un altro, non recepito, rifuggito, disprezzato.
Sarebbe bene che non lo dimenticassimo mai.

Francesco Salistrari.

Lettera del Gran Capo Seattle a Franklin Pierce(presidente USA), 1854


"Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L’idea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell’aria, lo scintillio dell’acqua, come potete voi acquistarli? Ogni parte di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago lucente di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma di boschi ombrosi, ogni radura ed ogni ronzio di insetti è sacro nel ricordo e nell’esperienza del mio popolo. La linfa che cola negli alberi porta con se il ricordo dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il loro paese natale quando vanno a passeggiare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai la nostra terra meravigliosa, perché essa è la madre dell’uomo rosso.  I fiori profumati sono nostri fratelli; il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli; le coste rocciose, il verde dei prati, il calore del pony e l’uomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Per questo, quando il grande capo bianco di Washington ci manda a dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una grossa parte di noi.

Egli dice che ci riserverà uno spazio per muoverci, affinché possiamo vivere confortevolmente tra di noi. Prenderemo dunque in considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile accettarla. Questa terra per noi è sacra, quest’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è solamente acqua; per noi è qualcosa di immensamente più significativo: è il sangue dei nostri padri. Ogni riflesso nell’acqua chiara dei laghi parla di avvenimenti e di ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete, sostengono le nostre canoe. Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi: per lui una parte della terra è uguale all’altra, e quando l’ha conquistata va oltre. Abbandona la tomba dei suoi avi e ciò non lo turba. Toglie la terra ai suoi figli e ciò non lo turba. La tomba dei suoi avi, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio. Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come se fossero semplicemente delle cose da acquistare, prendere e vendere, come si fa con le pecore e con le pietre preziose. La sua bramosia divorerà tutta la terra e a lui non resterà che il deserto. Io non so. I nostri costumi sono diversi dai vostri.

La vista delle vostre città fa male agli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò è perché l’uomo rosso è selvaggio e non può capire! Non esiste un posto tranquillo nella città dell’uomo. Non esiste un luogo per udire le gemme schiudersi in primavera o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io sono un selvaggio e non posso comprendere. Sembra che il rumore offenda solo le orecchie. E che gusto c’è a vivere se l’uomo non può ascoltare il suono dolce del vento o il fruscio delle fronde del pino profumato? L’aria è preziosa per l’uomo rosso, giacché tutte le cose respirano la stessa aria. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira. Ma se vi vendiamo le nostre terre io porrò una condizione: l’uomo bianco dovrà rispettare gli animali che vivono in questa terra come se fossero suoi fratelli. Io sono un selvaggio e non conosco altro modo di vivere. Ho visto un migliaio di bisonti imputridire sulla prateria, abbandonati dall’uomo bianco dopo che erano stati abbattuti da un treno in corsa. Io sono selvaggio e non comprendo come il “cavallo di ferro” fumante possa essere più importante dei bisonti, quando noi li uccidiamo solo per sopravvivere. Che è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo morirebbe in una grande solitudine. Poiché ciò che accade agli animali prima o poi accade all’uomo. Tutte le cose sono connesse tra loro.

Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono connesse come i membri di una famiglia sono connessi da un medesimo sangue. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita: egli ne ha soltanto il filo. Tutto ciò che egli fa alla terra, lo fa a se stesso. Lo stesso uomo bianco, che parla con il suo Dio come due amici insieme, non può sottrarsi al destino comune. Dopo tutto, forse, noi siamo fratelli. Vedremo. C’è una cosa che noi sappiamo e che forse l’uomo bianco scoprirà presto: il nostro è il suo stesso dio. Egli è il dio degli uomini e la pietà è uguale per tutti: tanto per l’uomo bianco tanto per quello rosso.  Questa terra per lui è preziosa, nuocere alla terra è come disprezzare il suo creatore. Anche i bianchi spariranno: forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate il vostro letto ed una notte vi troverete soffocati dai vostri rifiuti. Dov’è finito il bosco? E scomparso. Dov’è finita l’aquila? È scomparsa. È la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza. "







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