di Gianni Lannes
Non c’è freno all’orrore che
dilania la Palestina. Dopo i cecchini addestrati a
menomare i bambini sparando agli occhi, dopo le bombe al
fosforo, gli ordigni a grappolo e all’uranio
impoverito, Tsahal sperimenta una novità
sulla pelle di un milione e mezzo di palestinesi rinchiusi nei lager
di nuova generazione. Causano
un’esplosione radioattiva di breve raggio. In teoria limitano i
danni collaterali. L’acronimo
è “Dime”
(Dense Inert Metal explosive). E’ un involucro in fibra di carbonio
imbottito con tungsteno, cobalto, nickel o acciaio. Queste bombe
rilasciano micro-schegge che tranciano tessuti molli e tendini. I
feriti sono così destinati a morte sicura, poiché le schegge
impercettibili restano nel corpo, provocando il cancro. L’ atomica
in miniatura - ideata e fabbricata negli Stati Uniti d’America -
viene attualmente utilizzata a Gaza dall’esercito
israeliano sui civili palestinesi. La notizia del giorno è
disarmante. Una gola profonda rivela: “Le Dime sono
stoccate in Italia, nella base di Camp Darby in provincia di
Livorno”. Una conferma indiretta all’accordo
militar-commerciale stipulato dal governo Berlusconi con
lo Stato israeliano. Ovviamente, dietro la regia dello zio Sam. Si
attende urgente smentita del primo ministro Monti Mario, con prove
alla mano verificabili dall’opinione pubblica. In ogni caso
l’Italia conferma la sua sovranità azzerata.
Le Monde - Come
riporta il quotidiano francese del 13 gennaio 2009: «Due medici
norvegesi presenti a Gaza affermano di “aver visto delle vittime
provocate da un nuovo tipo di arma, le DIME”. Dei feriti di un tipo
nuovo –adulti e bambini le cui gambe non sono altro che dei
moncherini bruciati e sanguinolenti- sono stati mostrati in questi
ultimi giorni dalle televisioni arabe che trasmettono da Gaza.
Domenica 11 gennaio, sono stati due medici norvegesi, i soli
occidentali presenti nell’ospedale della città, che ne hanno dato
testimonianza. I dottori, Mads Jilbert e Erik Fosse, che intervengono
nella regione da una ventina d’anni con l’Organizzazione non
governativa norvegese Norwac, sono potuti uscire dal territorio della
città con 15 feriti gravi, attraverso la frontiera con l’Egitto.
Non senza alcuni ultimi ostacoli: “Tre giorni fa, il nostro
convoglio, per di più condotto dal Comitato internazionale della
Croce rossa, è dovuto tornare indietro prima di arrivare a Khan
Younis, dove alcuni dei carri armati hanno sparato per stopparci”,
hanno detto ai giornalisti presenti ad Al-Arish. Due giorni piu
tardi, il convoglio è riuscito a passare ma i medici e
l’ambasciatore norvegese venuto ad accoglierli, sono stati bloccati
tutta la notte “per ragioni burocratiche” all’interno del
terminal della frontiera di Rafah, semi-apertounicamente per alcune
missioni mediche (…) “All’ospedale al-Shifa, di Gaza, non
abbiamo visto delle bruciature al fosforo, né dei feriti da bombe a
sottomunizioni (cluster bombs). Abbiamo visto ferite di cui abbiamo
tutte le ragioni di pensare che siano state provocate da un nuovo
tipo di arma, sperimentato da militari americani e conosciuta sotto
l’acronimo DIME –(Dense Inert Metal Explosive)” hanno
dichiarato i medici. Piccole bolle di carbone contenenti una lega di
tungsteno, cobalto, nichel e ferro, queste armi hanno un enorme
potere esplosivo, che si dissipa nell’arco di 10 metri. “A 2
metri il corpo è tagliato in due; a 8 le gambe sono tagliate,
bruciate come da migliaia di punture d’ago. Non abbiamo visto i
corpi scarnificati ma molti amputati. Ci sono stati casi simili nel
Libano del sud nel 2006 e ne abbiamo visti a Gaza lo stesso anno,
durante l’operazione “Pioggia d’estate”. Alcuni esperimenti
su dei ratti hanno mostrato che le particelle che restano nel corpo
sono cancerogene” hanno spiegato i medici (…) “i feriti non
hanno nessuna traccia di metallo nel corpo, ma delle strane emorragie
interne. Una materia brucia i loro vasi e provoca la morte senza che
noi possiamo fare nulla”.
Effetti mortali -
«Siamo in contatto con medici che operano anche nella Striscia di
Gaza, abbiamo visto immagini, già fatto studi approfonditi sulle
armi utilizzate dagli israeliani in Libano nel 2006 e siamo arrivati
alla conclusione che le ferite che vediamo oggi a Gaza sono identiche
a quelle in Libano; e allora vennero utilizzate ‘Dime’ e fosforo
bianco»: dichiara Paola Manduca, docente universitaria di genetica e
rappresentante del ‘New weapons committee’ di Genova, un gruppo
di accademici, ricercatori e studiosi di tutto il mondo che studia
gli effetti degli ultimi ritrovati dell’industria bellica sugli
individui e sulle popolazioni. «I Dime - confermala Manduca - sono
un prodotto dell’industria americana di cui si conosce l’esistenza
dal 2004 ma che teoricamente non dovrebbero essere in commercio se ci
si attiene alle dichiarazioni ufficiali; in realtà il loro impiego
nel 2006 da parte degli israeliani in Libano è stato accertato». La
rappresentante del ‘New weapons committee’ spiega che i ‘Dime’
sono ordigni studiati per la guerra urbana e considerati dai loro
ideatori ‘strumenti adeguati’ per ridurre i danni collaterali
perché hanno una potenza controllabile e una forza distruttiva che
in genere varia tra i cinque e i 10 metri. «I ‘Dime’ - continua
la Manduca - contengono nano-particelle di materiale pesante che a
seconda della foggia del contenitore vengono diffuse in maniera
omogenea o secondo alcune particolari forme; i tanti casi di
amputazione sono probabilmente dovuti a ‘Dime’ che rilasciano le
particelle plasmandole come una lama che trancia di netto qualunque
cosa trovi all’interno del suo raggio di azione; ecco perché tante
persone, bambini e donne, vengono ritrovati con braccia e gambe
amputate, ma senza nessun frammento nel resto del corpo; anche
l’innesco può essere modificato in base alle necessità. Volendo
paragonare i ‘Dime’ a qualcosa che ci è più familiare, provate
a immaginare delle accette giganti lanciatevi contro a folle
velocità». Sembra fantascienza, continua la docente genovese, ma
sono armi reali che uccidono o lasciano con gravi disabilità chi
viene colpito.
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