E
così come avevo già detto nell'articolo “Chi
piangerà?”, ecco
che la tanto declamata “spendig review” si traduce in nient'altro
che taglio di posti di lavoro anche nel pubblico.
Ecco
a cosa è servita la modifica dell'art.18.
A
nient'altro.
La
crisi viene fatta pagare alla popolazione.
Una
crisi generata dalle intrinseche contraddizioni del sistema
capitalista e da quel fantomatico mondo cosiddetto della finanza che
non è altro che la stampella economica che ha
mantenuto in piedi la baracca fino ad oggi. Ora il boomerang sta
tornando indietro con una velocità pazzesca, incontrollabile, e
qual'è la strategia che il potere utilizza per affrontare questa
crisi? Socializzare le perdite.
Il
che si traduce in abbassamento del tenore di vita per la stragrande
maggioranza delle popolazioni occidentali.
Abbassamento
dei salari, delle tutele e dei diritti sociali e del lavoro.
Privatizzazione selvaggia dei patrimoni pubblici (aziende e
territorio). Smembramento della sanità, della scuola e della
cultura.
E
così mentre assistiamo (come in ogni crisi storicamente avvenuta)
alla sparizione della classe media, avviene il generale
impoverimento delle fasce più basse della popolazione che si traduce
in miseria e disperazione sociale.
Ed
in conflitto.
Il
quadro è talmente preoccupante e le dinamiche della crisi talmente
repentine che il mondo occidentale rischia di incendiarsi in maniera
incontrollabile.
E
quando sulla scena della storia ad irrompere sono le masse con le
loro contraddizioni, illusioni, il loro spiccio giustizialismo, la
loro profonda disperazione, il tutto si complica in maniera decisiva.
Perchè
c'è solo un modo per evitare lo scivolamento in nuove esperienze
autoritarie del potere: che le masse riescano a coalizzarsi intorno
ad un'idea, e intorno a questa idea individuare una serie di parole
d'ordine per affrontare l'immediato e progettare un modello
di società radicalmente diverso.
In
una parola una rivoluzione. Nel pieno senso del termine.
Il
problema essenziale è che allo stato attuale non esiste ancora né
un soggetto politico realmente rivoluzionario e con il radicamento di
massa necessario, né un progetto chiaro e preciso, né quell'idea
intorno alla quale costruire realmente l'alternativa.
I
movimenti esistenti, ad esempio in Italia, non hanno ancora la
capacità concreta di incidere a fondo sui sentimenti delle masse che
questa crisi metterà in moto.
Al
contrario, la situazione rischia di scivolare in esplosioni di rabbia
e violenza senza un fine politico preciso a cui il potere risponderà
nella maniera più decisa e radicale. Così come annienterà i
movimenti di lotta già presenti (No-Tav, Forconi, Pastori Sardi,
Operai FIAT) se non avranno la capacità di unirsi o di essere uniti
in un movimento unico, di popolo, che proponga non più la solita
becera, inutile, compromissoria politica dei partiti, ma al contrario
la prospettiva di un mondo diverso.
Purtroppo,
al contrario, la prospettiva ad oggi è la dittatura. In
Europa e in Occidente.
Sembra
esagerata come previsione, ma non è così.
Il
potere gestirà la crisi e le sue conseguenze inevitabili scaricando
sul corpo sociale tutti i costi e reagirà alla protesta con la forza
dirompente dell'esercito, degli arresti, della violenza sistematica
negli scontri di piazza.
Il
destino della democrazia è segnato.
Perchè
questa crisi non verrà risolta se non attraverso una svolta
palesemente autoritaria e, nell'ambito dei contrasti internazionali e
degli interessi tra capitalismi confliggenti, da una guerra.
Bisogna
fermare tutto questo.
Con
una presa di coscienza collettiva. Con nuove forme di lotta. Con un
programma ed un progetto capace di dare speranza e prospettiva ad una
popolazione intera.
Non
esiste altra via se non la sollevazione generale del
popolo europeo (e poi statunitense) che si opponga
frontalmente a quegli interessi colossali che decidono i destini del
mondo. Bisogna che si trovino al più presto le parole d'ordine su
cui legare tutti gli strati sociali sotto attacco. Bisogna esser
capaci di sperimentare e inventare nuove forme di resistenza.
Già
renderci tutti consapevoli di ciò che stiamo rischiando e
fermarsi, bloccando il sistema, sarebbe un buon inizio.
L'auspicio
è che questa presa di coscienza arrivi al più presto.
(Francesco
Salistrari)
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