mercoledì 18 luglio 2012

Capitalismo o Umanità?



Il mondo è consumato dalle proprie contraddizioni, la più evidente delle quali è l'assoluta incapacità dei più a comprendere che viviamo in un inganno denominato economia di libero mercato.
All'interno di questo inganno rientrano parole vuote come libertà democrazia, nei loro stessi principi, assolutamente incompatibili con la libertà di merci e capitali di circolare liberamente, con la stratificazione sociale strutturale, con il sistema monetario in quanto tale, con la privatizzazione massiccia di tutti i settori economici.
L'individualismo e l'egoismo, mossi dall'interesse economico, rappresentano, nel lungo periodo, la fine della società e del vivere associato. In varie forme, viene soppiantata la solidarietà sociale dalla competizione latente (e patente) dei vari attori sociali, il tutto sotto il dogma smithiano dell'interesse personale come motore del benessere.

La nostra società è figlia di un dogma religioso e metafisico che fa della compassione, dell'altruismo, della cooperazione e del sostegno reciproci il più delle volte delle debolezze da eliminare per porre al primo posto l'interesse economico come principale veicolo del benessere e della prosperità sociali, stravolgendo in maniera deleteria la scala dei valori condivisi. Il mero esercizio intellettuale di considerare per sua natura l'uomo come essere economico” (homo oeconomicus) è un'aberrazione ideologica che distorce i bisogni umani e li relega in secondo piano rispetto all'accumulazione di ricchezza e di beni materiali.
La società del consumismo, dominata dal flusso monetario, trasmuta il significato di felicità in quello di possesso materiale e quello di libertà in semplice scelta di consumo, e questi principi sono talmente radicati nelle moderne società da risultare introiettati dal senso e dall'uso comuni. Viviamo in un mondo in cui la distorsione mostruosa della gerarchia dei valori significa, in ultima analisi, involuzione e non evoluzione.
Un sistema che accantona innovazioni tecnologiche e risorse umane e sociali perchè incapaci di generare profitto, che garantisce immensi e ingiustificati sprechi di energia, risorse e vite umane, che genera conflittualità sociale, diseguaglianza nell'accesso alle risorse e nella redistribuzione della ricchezza socialmente prodotta, che genera disparità ed esclusione sociale, che alimenta corruzione, criminalità e violenza, che si manifesta in comportamenti sociali e produttivi del tutto ambienticidi, che pone, in ultima analisi, il profitto al di sopra della vita stessa, è un sistema assolutamente inauspicabile e che non può in nessun modo rappresentare una valida, razionale, efficiente ed equa organizzazione delle società umane. Considerare il sistema economico-sociale nel quale viviamo come una tappa positiva dell'evoluzione umana è una mostruosità semantica, antropologica, scientifica, morale e razionale inaccettabile. Chi, a vario titolo, la perpetua, la giustifica e la incentiva, è corresponsabile dell'inganno sociale autodistruttivo potenzialmente più devastante della storia dell'umanità.
La distorsione profonda e la corruzione intrinseca delle più empatiche manifestazione dell'essere umano determinate dall'organizzazione sociale ed economica dominante, è un freno all'evoluzione e alla piena realizzazione delle qualità umane e rappresenta una minaccia concreta alla sopravvivenza della nostra specie e di molte altre forme di vita sul nostro pianeta. Negare questo, negare la distruttività del sistema produttivo mondiale fondato sul profitto economico, negare lo scellerato uso di risorse mondiali finite considerandole alla stregua di semplici fattori produttivi slegati dall'equilibrio complessivo del pianeta, considerare l'essere umano e le sue esigenze vitali, sociali e psicologiche come se fossero sganciate dal più generale contesto bio-ecologico della Terra (o ecosistemico), è un errore imperdonabile e sintomo di una miopia collettiva aberrante e tendenzialmente e inevitabilmente distruttiva.
Alle fondamenta di questo complesso architettonico di schiavitù umana, c'è il sistema monetario, tra tutti gli altri, l'inganno più incredibile e paradossale.
E' la vita stessa, in questo meccanismo infernale, a perdere di valore e assumere forma di mera merce.
Ma l'inverosimile dove si cela?

Si cela nel fatto, assurdo e apparentemente inspiegabile, che l'1% della popolazione mondiale (che detiene il 40% della ricchezza complessiva) riesce ad imporre il proprio dominio, la propria cultura, le proprie regole, al restante 99% attraendo e generando complicità e partecipazione a tutti i livella della gerarchia sociale. Tanto da condizionare la stragrande maggioranza della società fino a farla diventare essa stessa difesa e baluardo del sistema, delle sue distorsioni e diseguaglianze, delle sue nocività socio-ambientali, dei suoi paradigmi economici, annichilendo e vezzeggiando qualsiasi forma di opposizione e di elaborazione alternativa di modello sociale ed economico. Lo strumento della lusinga rappresentata dal denaro, presentato (e considerato) come unico mezzo di riscatto sociale, come unico mezzo per la perpetuazione dell'esistenza, come valore fondante la stragrande maggioranza delle relazioni sociali, come incentivo unico e impareggiabile per l'agire e l'inventiva umani e l'innovazione tecnica e culturale, è una fiaba dell'orrore che imprigiona l'essere umano all'interno di un meccanismo innaturale e controproducente, una gabbia ideologica che condanna l'umanità alla sofferenza e al conflitto perpetui.
Il sistema capitalista di libero scambio e di libero mercato, rappresentato nell'epoca attuale da quella variante nota come liberismo economico, si presenta come sistema complessivo di valori e di comportamenti sociali tendenzialmente autolesionistici e autodistruttivi, capace di deviare e di corrompere fin nelle proprie fondamenta le inclinazioni e le attitudini più preziose della natura umana.
Il sistema di potere innestato sul circuito dei flussi monetari (finanza) è una dittatura mondiale che incatena la società intera alla schiavitù del denaro e garantisce la sopravvivenza, la perpetuazione e l'estensione storicamente (e sostanzialmente) ininterrotta dei privilegi e delle prerogative delle èlites dominanti.
Il dato, storicamente affermatesi, che tale sistema ciclicamente entri in crisi, analizzato in vario modo e da vari versanti, definito nelle più svariate maniere, non muove di un solo millimetro il fatto che tale sistema ha un solo modo per perpetuarsi (e con esso perpetuare la dominazione di specifiche elites o classi sociali sul resto del corpo sociale): la guerra sistemica e generalizzata. Guerra che assume il carattere di “azzeratore” di situazioni sociali, di infrastrutture, di ricchezza materiale, di capitali e di vite umane (diminuzione della popolazione) al fine di permettere una nuova accumulazione capace di ri-garantire la ripresa economica e produttiva di beni, servizi e infrastrutture, dinnanzi a quell'inceppamento ciclico del meccanismo economico sotteso alla costruzione sociale stessa.
Il dato sconcertante è che la guerra viene vissuta dalla stragrande maggioranza della popolazione come qualcosa di inevitabile, o giustificato dall'emergere di interessi lesivi di prerogative nazionali o continentali, o razziali, o di gruppi sociali storicamente e contingentemente individuati. Quello che non viene colto è che la guerra generale causata dal disfacimento del sistema economico (quando esso giunge al “punto critico di saturazione”) è altresì il metodo “naturale” del sistema per l'autoperpetuamento ed è utilizzato dalle classi dominanti (responsabili del disfacimento stesso) per mantenersi saldamente al timone della società.
L'elemento rappresentato dalla Guerra, per altro perpetuamente presente anche in epoche di “pace relativa”, è attualmente da considerarsi, analizzati gli armamenti esistenti sul pianeta ed in possesso delle varie potenze militari, una gravissima ed ulteriore realistica minaccia alla sopravvivenza stessa della stragrande maggioranza della popolazione mondiale, in questo caso nel breve periodo. L'irrazionalità intrinseca ai meccanismi di composizione degli interessi egemonici delle potenze militari ed economiche presenti sullo scacchiere mondiale, l'estrinseca fragilità del sistema economico nella fase attuale e la spirale incontrollabile delle dinamiche potenzialmente esplosive individuabili nel circuito dei flussi monetari, sono ulteriori spie di allarme per la società nel suo complesso e mettono a serio rischio non solo le libertà e i diritti fondamentali dei popoli (quelli che almeno formalmente li posseggono), ma lo stesso vivere associato dell'umanità su questo pianeta.
Le leve incrociate della tenaglia che stritolano l'umanità stanno stringendosi sempre più.
Fare finta di niente e non rendersi conto del baratro sul quale l'umanità si barcamena, trincerandosi dietro posizioni dogmatiche caratterizzate da equilibrismo ideologico e culturale, allo stato attuale, non è altro che l'espressione (consapevole o meno) di corresponsabilità e collusione con uno dei più grandi crimini della storia dell'umanità.
Queste poche, fugaci e disordinate considerazioni ed espressioni di principio, vogliono solo essere uno spunto alla riflessione e un incentivo all'approfondimento.

(Francesco Salistrari)





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