Siamo ad un bivio storico cruciale.
E non solo per la crisi.
Perchè la crisi oltre a ragioni
strettamente economiche è determinata anche da fattori
antropologici.
Il sistema capitalista ha fallito.
Non è fallito. Come in tanti
sostengono appoggiandosi a obsolete analisi delle sue cicliche crisi
sistemiche. Perchè da ogni crisi ciclica, il capitalismo ne è
uscito sempre e in vari modi. Cambiando struttura economica e
istituzionale, sociale, forme di produzione ecc. Ne è uscito anche e
spesso attraverso la guerra distruttrice di ricchezza e di vite umane, per poi risorgere dalle proprie ceneri più in forma ed in salute di
prima.
Ma è indubbio che HA fallito.
Ha fallito nella pretesa millenaristica
di creare un mondo giusto, di realizzare il benessere universale, di
garantire libertà e felicità ad un numero via via crescente di
persone.
Ha fallito nella sua pretesa di
dimostrare che il mercato sia il sistema migliore, infallibile, di
allocazione delle risorse e di forza propulsiva dell'economia.
Ma ha soprattutto fallito nella sua
pretesa di creare un essere umano migliore.
Il sinonimo sociale più evidente della
crisi, economica e di sistema, è l'individualismo sfrenato.
I cardini del pensiero liberale dell'interesse individuale come forza trainante del benessere collettivo e
della competitività come criterio selettivo delle migliori
espressioni della creatività umana, hanno dimostrato ampiamente di
aver ridotto il mondo ad un luogo inospitale, inquinato, malato, in
una parola disumano.
Cosa c'è di umano in 26 mila bambini
al giorno che muoiono per fame e malattie? Cosa c'è di positivo in
un mondo in cui 72 specie di esseri viventi al giorno si estinguono?
Cosa c'è del benessere tanto invocato
in 2 kg di rifiuti a persona prodotti ogni giorno?
E potrei andare avanti così per ore.
E' inutile negarlo.
E' inutile fare i lacchè del potere e
fingere che non sia così.
E' inutile continuare a fare gli
esegeti di un sistema che permette all'1% della popolazione mondiale
di detenere il 60% della ricchezza totale.
Bisogna essere estremamente
insensibili, ottusi, chiusi o perfettamente complici, per affermare
il contrario.
O per riproporre il capitalismo come il
miglior mondo possibile.
Non voglio credere nella maniera più
assoluta che il genere umano è al massimo a questo che può
aspirare.
Non dobbiamo accettarlo. Che è poi
questo il punto.
Dobbiamo capire un fatto cruciale,
fondamentale, essenziale.
Il sistema siamo noi.
Ed anche se esso permette a pochissimi
di arricchirsi e vivere quasi in una realtà parallela, mentre la
stragrande maggioranza della popolazione mondiale, al massimo, può
solo sperare di lavorare tutta una vita per vivere dignitosamente o
almeno provarci, chi regge in realtà in piedi tutto questo
bell'ambaradan, siamo proprio noi.
Tutti noi.
Che facciamo i nostri lavori senza
chiederci mai se siano davvero necessari, che compriamo migliaia di
prodotti inutili e il più delle volte inquinanti solo perchè
crediamo agli status symbol che il sistema ci propina attraverso le
pubblicità, siamo noi che permettiamo al sistema di funzionare
attraverso i nostri servizi, siamo noi che guidiamo i treni, gli
autobus, che facciamo benzina alle pompe di compagnie petrolifere che
per estrarre il petrolio affamano intere nazioni nel mondo, che
muovono guerra ad intere popolazioni per rubare loro le proprie
risorse, siamo sempre noi che firmiamo i contratti, che facciamo i
conti, che ci lasciamo ricattare per un tozzo di pane, che ci
lasciamo abbindolare dai venditori di fumo, siamo noi che votiamo i
politici che poi ci fregano con le loro magagne e se non votiamo ce
ne stiamo comunque a casa senza fare niente, pronti solo a lamentarci
per quello che non va, siamo noi che compriamo l'I-Phone a rate o il
televisore al plasma per guardare programmi idioti e che ci riempiono
la testa di stronzate, siamo sempre noi che facciamo la fila ad un
centro commerciale per spuntare l'ultima sensazionale offerta del
giorno, e siamo sempre noi che così facendo contribuiamo a lasciare
un mondo da schifo alle generazioni che verranno.
Occorre una rivoluzione culturale,
nella testa, nelle coscienze, nell'anima e ritornare ad essere ciò
che madre natura ci ha permesso di essere.
Abbiamo le risorse, le potenzialità,
la creatività, l'intelligenza e la forza di garantire a tutti una
vita felice. Abbiamo le competenze tecniche e le forze tecnologiche
per permettere a tutti di lavorare pochissime ore al giorno e
dedicarsi nel resto del proprio tempo libero a tutto ciò che vuole, liberando finalmente l'immane potenzialità dell'essere umano,
una immensa riserva di energia positiva che aspetta solo di essere
sprigionata.
Abbiamo bisogno che ognuno di noi, nel
suo piccolo si interroghi su chi è, sui chi è diventato, su chi
vuole essere davvero.
Siamo davvero sicuri che fama e fortuna
siano un valore?
Siamo davvero convinti che fare il
proprio interesse a scapito di altri, sia la strada migliore per
vivere una vita dignitosa e felice?
Questo sistema marcescente, sta facendo
marcire la cosa più importante che abbiamo e che non siamo più in
grado di vedere: la nostra umanità.
E' venuto il tempo di cambiare davvero,
radicalmente, quello che siamo e ciò che vogliamo.
Perchè arriverà sicuramente il giorno
in cui, se non lo facciamo, a pentirsene (e amaramente) saremo tutti
quanti.
(Francesco Salistrari)
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