Ormai
si è capito.
Anche
i politici l'hanno capito.
La rete è
uno strumento eccezionale di democrazia dal basso. Garantisce
contatti e scambi di informazione impensabili solo vent'anni fa.
Garantisce alla gente di potersi confrontare, senza intermediari,
senza censura. Rappresenta un potenziale immenso di aggregazione
intorno ad un nucleo di valori e proposte capaci di indirizzare il
corso della politica, quella alta, democratica, nella direzione
giusta. La rete è il luogo della non elezione. Dove ognuno conta
davvero uno e può esprimere liberamente le proprie opinioni. E da la
possibilità a chiunque di accedere alla conoscenza senza il filtro
dei media.
I
media (dal latino “medium”), sono un inframezzo, un “punto di
mezzo” tra i cittadini e la conoscenza. E se i media ufficiali sono
di proprietà di grandi gruppi bancari, finanziari e politici, come
possono garantire l'obiettività delle notizie “mediate”? Come
possono garantire al cittadino di usufruire di una informazione
completa, imparziale, onesta se chi fa informazione è al libro paga
di chi ha tutto l'interesse a informare male e capziosamente la
pubblica opinione?
Ed
ecco la funzione fondamentale della rete. Degli stessi social
network.
Del mondo dei blog.
Certamente
anche sulla rete esistono malainformazione, fake, notizie false. Ma
la coscienza democratica di massa che si esprime in rete è in grado
di dividere il grano dall'oglio con una facilità impossibile con i
media tradizionali. Perchè in rete tutto rimane. Tutto è
rintracciabile. Tutto è comparabile. Verificabile. E gli strumenti
che offre, garantiscono a chiunque di formarsi un'opinione in piena
libertà e in piena autonomia.
La
rete è la Riforma
Protestante della modernità.
Non
c'è più la mediazione ecclesiastica nel contatto con Dio.
E
la Chiesa del mondo moderno, l'informazione, sta crollando.
E
qui arrivano i problemi.
Perchè
statene certi, la rete sarà messa sotto accusa. Sarà demonizzata
(come già lo è) dalla cultura ufficiale, dalla politica, dal mondo
degli affari, dal mondo che ne subisce la prepotente democraticità.
Esiste
un mondo nel mondo che è profondamente
antidemocratico e
nel nostro paese è una realtà con la quale ci scontriamo da
centinaia di anni. La voracità
predatoria e criminale delle
nostre classi dirigenti è un dato storico dal quale non si può
prescindere per comprendere i rischi che corre non solo la democrazia
formale nel nostro paese, ma la libertà reale degli italiani. E come
accadde già in passato, potremmo diventare il laboratorio mondiale
di nuove soluzioni del potere per far fronte alla marea montante del
malcontento e dell'autorganizzazione dal basso dei cittadini.
La
rete verrà messa all'indice, prima o poi. Anche da questo stesso
governo se nell'avvicinarsi dell'appuntamento elettorale le cose
dovessero precipitare. E i rischi per la democrazia, anzi per questa
nuova fetta ritrovata di democrazia, per la conquista di uno spazio
di libertà che si chiama internet, sono altissimi.
Dobbiamo
prepararci ad un attacco frontale (e dall'interno) ai meccanismi
della rete. Dobbiamo attenderci una limitazione prepotente alle
potenzialità democratiche dello strumento rappresentato dalla rete.
Già
in un passato non troppo lontano le proposte legislative per la
limitazione della libertà in rete si sono fatte avanti con
prepotenza. Fino a questo momento non sono andate a buon segno. Ma
gli attacchi continueranno e via via che la situazione diventerà più
critica e complicata da gestire per le classi dirigenti, saranno
sempre più drastiche.
Dobbiamo
essere pronti.
Dobbiamo
esser capaci di trasferire la rete virtuale anche nel reale.
Coinvolgere a pieno titolo chi la rete ancora non la usa. Legare i
movimenti. Diventare un fronte compatto. Un muro umano contro il
quale la protervia e l'arroganza di questo potere non potrà fare
altro che scontrarsi e rischiare l'annichilimento.
Per
una ragione molto semplice.
Noi,
siamo la maggioranza assoluta del popolo italiano... e mondiale.
“Non
sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che
devono aver paura dei propri popoli” (T.Jefferson)
©Francesco
Salistrari
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