mercoledì 3 febbraio 2010

Più peggiore del peggiore.



Non vorrei lasciare dietro di me cattivi ricordi, ma sono oltremodo affascinato dal farlo.

E' ammaliante sapere che qualcuno sparla di te, perchè in fondo c'è una sola ragione: l'invidia.
Vorrei dunque essere denigrato, come si farebbe di un uomo poco virtuoso, condannato per i miei peccati, per la mia nefanda voglia di sfidare il mondo.
E' dolce sapere che si è sulla bocca di tutti, per oscenità, per immoralità.
E' oltremodo soddisfacente sapere che coloro che emettono giudizi, predicano solo contro la propria vigliaccheria.
Voglio essere spudorato.
Ed esser crocifisso per questo.
Voglio bruciare in migliaia di roghi e sputare oscenità dalle fiamme.
Voglio scandalizzare il mondo intero e rimanere per sempre nei ricordi di ognuno.
Voglio essere la storia da raccontare.
L'esempio da non seguire.
La cattiva compagnia da evitare.
Il peccato è ammaliante. E' una mela da mangiare. E' un dispetto di cui godere.
Il peccato ci rende uomini e ci rende uomini il rinfacciarci a vicenda le proprie colpe.
Senza, saremmo solo animali civili.
Perchè è il peccato che ci fa essere tristi o felici.
Come piatta e noiosa sarebbe la vita senza peccato!
Chi non ha peccato, non ha pietre da scagliare. E allora dove sta il divertimento?
Esser lapidato e lapidare qualcuno. E' un gioco. E' la voglia di sentirsi migliori a tutti i costi.
E' per questo che voglio esser condannato da una giuria di moralisti.
Punito con l'onta pubblica e la gogna.
Com'è dolce la tortura delle parole spese a diffamare.
Com'è dolce la sentenza di un popolo corrotto e senza rotta.
E' troppo dolce esser giudicato, condannato e discriminato.
Dalla paranoia ossessiva di qualcuno che vuol credersi migliore.

E' per questo che voglio essere peggiore. Peggiore di chiunque.
Più peggiore del peggiore.

Perchè è troppo attraente sapere che c'è qualcuno che giudicando te, crede di redimere i suoi peccati.
La pagliuzza nell'occhio dell'altro non è più una trave, ma un appiglio.
E' per questo che voglio lasciare alle mie spalle non dolci ricordi, ma brividi indecenti.


(Francesco Salistrari, 2010)

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