giovedì 24 settembre 2009

La politica il mondo il clima ai Bambini, come era Severn Suzuki.



Era il 26 luglio di quest’anno quando scoprii l’esistenza di Severn Suzuki e scrissi “Una poco più che bambina, aveva 12 anni, Severn Suzuki parlò con chiarezza di fronte ad una platea spettacolare, rinfrescatevi con questo video: Severn Suzuki la ragazzina che zitti il mondo per 6 minuti “. Come non ribellarmi a dichiarazioni- notizie di questo tipo?

“Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha aperto il vertice sul clima rimproverando la comunità internazionale per la “lentezza glaciale” dei negoziati in un nuovo trattato internazionale che sostituisca il protocollo di Kyoto. Il presidente Usa Obama: “Rischiamo una catastrofe”. Cina: impegno a una forte riduzione di Co2 entro il 2020“. Sono passati già 25 anni da quando prese la parola una bambina nel 1992 a Rio de Janeiro, dove si svolse il primo Summit della Terra!

Ed era l’11 giugno 2009: “ Nel mondo lavorano 100 milioni di bambine. E con la crisi sarà peggio“ Secondo il rapporto “Give girls a chance” la metà è impiegata in mansioni pericolose, soprattutto in agricoltura. Le ragazzine sono le più sfruttate nel giro del “commercio sessuale” e nel servizio domestico non pagato. Sono più di 100 milioni le bambine e le ragazzine coinvolte nel lavoro minorile in tutto il mondo. E la crisi finanziaria globale potrebbe aumentarne il numero. Si stima che la metà di loro siano impiegate in mansioni pericolose o comunque rischiose e, di queste, circa 20 milioni abbiano meno di 12 anni. E anche se non si hanno numeri certi, sono sempre le bambine e le ragazzine a essere le più sfruttate nel giro del “commercio sessuale” minorile oppure obbligate a “lavori forzati” o sottopagati. E poi c’è l’invisibile esercito femminile del servizio domestico non retribuito”.

Il video che ripropongo e metto in chiaro questa volta, http://www.youtube.com/watch?v=IC8zH5dkslY, come la sua dichiarazione, non dovremmo ri-vederlo noi e ri-leggere noi, quanto disse una bambina .

Dovrebbero ri-vederlo e molti…seduti in poltrona convegno globale, vederlo per la prima volta e leggere all’infinito quanto pronunciò: come una cura, una punizione che non sarebbe mai sufficente ad espiare i loro peccati.

Dovrebbero occuparsi di economia domestica e globale, i bambini sfruttati nel mondo, da lavori massacranti e violenze inaudite, dovrebbero fare loro la politica, come selvaggi, piccole donne e uomini primitivi che la Natura e la Terra non l’hanno mai massacrata, non hanno mai dichiarato guerra a nessuno, non fanno promesse, mentre talvolta…li fanno giocare a fare i grandi, i potenti, e non sanno quale terribile futuro li aspetta, nell’imitazione grottesca e tragica, per tutte e tutti noi…Tristi Tropici.

(Doriana Goracci)

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” Oggi, Severn Cullis-Suzuki, è una donna, attivista che lotta per gli stessi identici diritti, quelli della Terra infuocata da notizie sempre più uguali, che spengono i fuochi di chi si dibatte e lotta. Vi invio il testo integrale in italiano di quanto l’allora dodicenne denunciò, come i sottotitoli che scorrono nei 6 minuti del suo intervento, questi si, straordinari e che nessuno potrà bruciare”.

http://scienzaesalute.blogosfere.it/images/Severn%20Cullis-Suzuki-thumb.jpg

“Buonasera, sono Severn Suzuki e parlo a nome di ECO (Environmental Children Organization).

Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni e cerchiamo di fare la nostra parte, Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quaigg e me.

Abbiamo raccolto da noi tutti i soldi per venire in questo posto lontano 5000 miglia, per dire alle Nazioni Unite che devono cambiare il loro modo di agire.

Venendo a parlare qui non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro.

Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o alcuni punti sul mercato azionario.

Sono a qui a parlare a nome delle generazioni future.

Sono qui a parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il pianeta e le cui grida rimangono inascoltate.

Sono qui a parlare per conto del numero infinito di animali che stanno morendo nel pianeta, perchè non hanno più alcun
posto dove andare.

Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono de buchi nell’ozono, ho paura di respirare l’aria perchè non so quali sostanze chimiche contiene.

Ero solita andare a pescare a Vancouver, la mia città, con mio padre, ma solo alcuni anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori.

E ora sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono per sempre.

Nella mia vita mia ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto questo.

Quando avevate la mia età, vi preoccupavate forse di queste cose? Tutto ciò sta accadendo sotto i nostri occhi e ciò

nonostante continuiamo ad agire come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni. Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi.

Non sapete come si fa a riparare i buchi nello strato di ozono, non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume inquinato, non sapete come si fa a far ritornare in vita una specie animale estinta, non potete far tornare le foreste che un tempo crescevano dove ora c’è un deserto.

Se non sapete come fare a riparare tutto questo, per favore smettete di distruggerlo.

Qui potete esser presenti in veste di delegati del vostro governo, uomini d’affari, amministratori di organizzazioni, giornalisti o politici, ma in verità siete madri e padri, fratelli e sorelle, zie e zii e tutti voi siete anche figli.

Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti parte di una famiglia che conta 5 miliardi di persone, per la verità, una famiglia di 30 milioni di specie.

E nessun governo, nessuna frontiera, potrà cambiare questa realtà.

Sono solo una bambina ma so e dovremmo tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo che ha un solo scopo.

La mia rabbia non mi acceca e la mia paura non mi impedisce di dire al mondo ciò che sento.

Nel mio paese produciamo così tanti rifiuti, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, e tuttavia i paesi del nord non condividono con i bisognosi.

Anche se abbiamo più del necessario, abbiamo paura di condividere, abbiamo paura di dare via un po’ della nostra ricchezza. In
Canada, viviamo una vita privilegiata, siamo ricchi d’acqua, cibo, case abbiamo orologi, biciclette, computer e televisioni.

La lista potrebbe andare avanti per due giorni.

Due giorni fa, qui in Brasile siamo rimasti scioccati, mentre trascorrevamo un po’ di tempo con i bambini di strada.

Questo è ciò che ci ha detto un bambino di strada: “Vorrei essere ricco, e se lo fossi vorrei dare ai bambini di strada cibo, vestiti, medicine, una casa, amore ed affetto”.

Se un bimbo di strada che non ha nulla è disponibile a condividere, perchè noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi?

Non posso smettere di pensare che quelli sono bambini che hanno la mia stessa età e che nascere in un paese o in un altro
fa ancora una così grande differenza; che potrei essere un bambino in una favela di Rio, o un bambino che muore di fame in Somalia, una vittima di guerra in medio-oriente o un mendicante in India.

Sono solo una bambina ma so che se tutto il denaro speso in guerre fosse destinato a cercare risposte ambientali, terminare la povertà e per siglare degli accordi, che mondo meraviglioso sarebbe questa terra!

A scuola, persino all’asilo, ci insegnate come ci si comporta al mondo.

Ci insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere i problemi, a rispettare gli altri, a rimettere a posto tutto il disordine che facciamo, a non ferire altre creature, a condividere le cose, a non essere avari.

Allora perché voi fate proprio quelle cose che ci dite di non fare?

Non dimenticate il motivo di queste conferenze, perché le state facendo?

Noi siamo i vostri figli, voi state decidendo in quale mondo noi dovremo crescere.

I genitori dovrebbero poter consolare i loro figli dicendo: “Tutto andrà a posto. Non è la fine del mondo, stiamo facendo del nostro meglio”.

Ma non credo che voi possiate dirci più queste cose. Siamo davvero nella lista delle vostre priorità? Mio padre dice sempre siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo.

Ciò che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole.”

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