venerdì 4 settembre 2009

Intellettualmente sparlando.


Ho letto il post di Beppe Grillo "Gli intellettuali" e l'ho trovato molto interessante per due motivi.
Il primo è che traccia un quadro dell'attuale situazione italiana in maniera molto lucida, descrivendo la deriva che c'è stata nel mondo intellettuale, come in altri campi, in questi ultimi decenni nel nostro paese. Una deriva che ha visto progressivamente gli intellettuali diventare sempre meno critici verso il potere, sempre più accondiscendenti, sempre meno utili. Il richiamo al grande editoriale di Pasolini (il famoso "Io so...") sul Corriere della Sera, quello che in qualche maniera gli è costato la vita, suona, per gli intellettuali di oggi, come una vera e propria condanna. Un giudizio impietoso per tutta una serie di intellettuali-lacchè che oggi infestano tribune e salotti della bella Italia, una schiera di opinionisti che con penne infuocate parlano di erbe e di massaggi.
La situazione descritta da Grillo è impietosa per il nostro paese e non potrebbe essere altrimenti.
"L'intellettuale è una specie scomparsa, sotterrata dalle tonnellate di merda della televisione e dall'indifferenza, dal grufolare di maiali, della società italiana."
Come si può dargli torto. Basta guardare una trasmissione televisiva pseudo culturale e rischiare la lopecia da stress. La cosa drammatica è che siamo in Italia, mica in Botswana. E la nostra tradizione culturale ha un peso storico notevole, di altissimo valore. Il guardarsi intorno oggi è desolante. Non solo perchè gli intellettuali latitano, ma anche perchè è la società tutta che si è imbarbarita, che è diventata ignorante, qualunquista, nichilista, menefreghista.
Il secondo punto che ho trovato interessante è quando Grillo scrive:
"L'Italia è in una situazione prerivoluzionaria, i sintomi ci sono tutti. Milioni di disoccupati alle porte, un debito pubblico abnorme, le spese dello Stato in aumento vertiginoso, mancanza di rappresentanza politica per decine di milioni di persone" .
Beh, sono sicuro che Grillo abbia usato il termine situazione prerivoluzionaria in maniera provocatoria o quantomeno non letterale. Perchè a mio modo di vedere, al massimo, l'Italia è in una situazione da moto di piazza, il che è diverso. Infatti una situazione prerivoluzionaria comporta la presenza di movimenti sociali fortemete organizzati, militarizzati e a un passo dal prendere le armi. Una situazione prerivoluzionaria presuppone l'esistenza di un movimento che abbia un programma rivoluzionario, che abbia una base di massa abbastanza ampia e che abbia una dirigenza fortemente organizzata e motivata, capace di guidare una rivoluzione. I sintomi di cui parla Grillo, che pur ci sono e sono evidenti, non sono i sintomi di un rivolgimento organizzato dal basso (dalla rete, come piace a lui ripetere), ma sono propriamente i sintomi per scoppi di insofferenza civile disorganizzata destinati ad essere schiacciati dalle forze dell'ordine. Sono i sintomi per la preparazione ad una svolta autoritaria nel paese e nelle zone più "calde". Sono i sintomi per la definitiva eliminazione della nostra povera, vituperata, Costituzione.
Il movimento, seppur vasto, creato dal blog di Grillo, non è assolutamente preparato, nè consapevole, nè in qualche modo rivoluzionario. E questo per una serie di ragioni abbastanza semplici da capire.
Sono convinto che il termine prerivoluzionario, per Grillo, voglia significare qualcosa di diverso. Voglio credere si riferisca più che altro ad una situazione rivoluzionaria per quanto riguarda il versante culturale, morale, di costume. E il movimento d'opinione avviato dal suo blog, a suo modo di vedere, potrebbe essere il traino di un vasto cambiamento, necessario, per risollevare le sorti del nostro paese.
Se è questo il senso di quella parola tanto evocativa, agiografica, vorrei comunque ricordare a Grillo che non vi è rivoluzione culturale, senza rivoluzione politica. E' questo uno degli insegnamenti della storia che non andrebbe dimenticato, quando si ha in mente di cambiare un paese.
Caro Beppe il tuo blog è un grandissimo movimento d'opinione, insostituibile, utilissimo. Ma la gente che vi partecipa non è un esercito della salvezza e tu non sei il SubComandante Marcos.
La cultura sono le parole, la politica sono i fatti.

(Francesco Salistrari, 2009)

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